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Pannelli solari fotovoltaici

Pannelli solari fotovoltaici

La vera rivoluzione degli ultimi anni in materia di energia solare sono i pannelli fotovoltaici.

Grazie ad uno strumento chiamato inverter, è possibile convertire l’energia del Sole che è un’energia continua a bassa tensione, nella corrente alternata a 200V che viene comunemente usata nelle abitazioni.

 

In tal modo, l’energia prodotta viene usata direttamente per alimentare gli elettrodomestici o per qualunque altro uso vogliate farne, e quella in eccesso può essere rivenduta all’Enel o agli altri gestori, consentendovi anche di guadagnarci: è vero però che rispetto ai normali pannelli solari termici, questi pannelli fotovoltaici hanno costi molto superiori.

Un po’ per via del fatto che è una tecnologia relativamente nuova, un po’ perchè i produttori / installatori sono ancora pochi, fatto sta che la spesa da affrontare è molto più onerosa.

I pannelli solari fotovoltaici sono composti per la maggior parte dal silicio, semiconduttore molto comune in leghe e in componenti elettronici (si pensi solo ai computer), che illuminato dall’energia solare genera energia elettrica.

Il termine fotovoltaico stesso deriva da “foto” (luce), e “voltaico” che viene dall’inventore della batteria, l’italiano Alessandro Volta.

Il fotovoltaico è una tecnologia in continua evoluzione: gli scienziati sono alla continua ricerca di nuove tecniche di potenziamento e di miglioramento del rendimento dei pannelli, dotati di celle solari flessibili e quindi addattabili a varie forme.

Fotovoltaico: la convenienza dei sistemi di accumulo

Il fotovoltaico ancora oggi vede aumentare la sua convenienza, anche in rapporto alle fonti di energia fossili.

 

Si tratta del portato della ricerca continua portata avanti nei laboratori di mezzo mondo, grazie alla quale non solo continua ad aumentare il rendimento dei pannelli, ma anche a calare i prezzi di produzione.

 

Tra i fattori che continuano ad influire in modo benefico sulla rinnovata convenienza dell’energia solare, anche terminata la fase dell’incentivazione diretta da parte dello Stato, vanno ricordati i sistemi di accumulo, ovvero le batterie delegate a raccogliere l’energia auto prodotta all’interno dell’abitazione, ma non auto consumata istantaneamente.

Fotovoltaico: Quanto costa una batteria?

 

Aggiungere un sistema di accumulo ad un impianto fotovoltaico ha naturalmente un costo.

 

A specificarne la portata sono stati di recente i ricercatori di RSE, i quali hanno condotto un’analisi economica, fondata in particolare sui prezzi attuali dei sistemi di energy storage e aggiungendo all’esame gli incentivi di cui si può usufruire al momento nel nostro Paese.

 

Dalla loro analisi, si evince come il costo necessario per un sistema di accumulo vada a posizionarsi  intorno ai 700 euro/kWh utile per le batterie al litio e di 250 €/kWh per il piombo, cui devono essere aggiunte le spese per il convertitore bi-direzionale, i costi di installazione e quelle aggiuntive.

 

Una volta specificato questo costo, va però ricordato come siano gli incentivi a mutare decisamente il quadro.

 

Se si prende come punto di riferimento il contributo della Regione Lombardia, erogato all’acquisto e pari al 45-50% della spesa, oltre che alle detrazioni fiscali del 50%, spalmate su dieci anni, incentivi che sono cumulabili, come ricordato dall’Agenzia delle Entrate, a patto che la detrazione fiscale sia applicata solo sulla parte di spesa lasciata scoperta dall’incentivo regionale, su un investimento di 5.800 euro i due bonus daranno un rimborso complessivo di 4.350 euro.

Il risparmio ottenuto con la batteria

 

Va però ricordato come a rendere ancora più conveniente l’installazione di un sistema di accumulo su un impianto esistente, concorra ovviamente il risparmio fornito dalla batteria in sé, ovvero la sua influenza sull’autoconsumo, soprattutto per gli aderenti  al V° Conto Energia, alternativo allo scambio sul posto e più conveniente per chi decida di adottare una batteria incentivata.

 

In questo caso, infatti, un utente da 5000 kWh/anno può collezionare un risparmio superiore ai 300 euro all’anno, livello che rimane comunque superiore a 200 euro per chi consumi 3000 kWh/anno.

 

Alla luce di quanto detto sinora, possiamo anche precisare il pay-back, ovvero il momento in cui ci si sarà rifatti dell’investimento effettuato e si potrà iniziare a guadagnare.

 

Per coloro che hanno scelto le batterie al litio,  l’investimento può essere ammortizzato in poco più di 8 anni, un dato che va confrontato con una vita utile delle batterie stimata ormai in oltre 20.

 

Ove si opti invece per i sistemi di accumulo al piombo, una tecnologia meno costosa, ma anche meno redditizia, il pay-back scende addirittura a 6 anni.

 

In questo  secondo caso andrebbe però considerato come dopo poco più di 8 anni la batteria sarà da sostituire, rendendo necessario rinnovare perciò la relativa spesa.

 

Per saperne di più sul sistema di accumulo per il fotovoltaico, vi consigliamo di contattare direttamente gli esperti del settore ai quali potete chiedere tutte le informazioni di cui necessitate e anche preventivi gratuiti e non impegnativi.

Pannelli solari termici solari termici

I pannelli solari di questo tipo sono tra i più diffusi, e consentono di scaldare l’acqua sanitaria per le abitazioni senza alcun consumo di altre forme di energia (gas, elettricità).

Il meccanismo di funzionamento è abbastanza semplice: il pannello solare, composto per la maggior parte da una superficie metallica, si riscalda grazie alle radiazioni del sole: questo calore viene trasferito ad una sostanza che funge da termovettore (può essere aria, acqua o altri liquidi) che circola in una serpentina per poi entrare in circolazione nelle tubature del nostro impianto domestico per fornirci acqua calda.

 

Questo tipo di pannelli vengono solitamente installati sui tetti ed orientati nella posizione migliore a seconda della posizione geografica in cui ci troviamo.

Oltre al pannello vero e proprio un sistema di riscaldamento d’acqua ad energia solare deve necessariamente comprendere anche delle pompe idrauliche, sensori di temperatura, controlli automatici e sistemi di immagazzinamento del calore.

 

In conclusione, se non l’avete ancora fatto, installare un pannello solare termico è veramente consigliato: si tratta di una tecnologia ormai consolidata che garantisce un notevole risparmio di gas per almeno 20 anni (durata media di un impianto).

Fotovoltaico gratis: di cosa si tratta?

 

Il fotovoltaico rappresenta un investimento e come tale presuppone una esposizione iniziale da parte di chi decida di aderire alla green economy.

 

Con lo spirare del Conto Energia, giunto alla quinta edizione, però, l’investimento iniziale è diventato molto più alto, in quanto l’ammortizzazione dei costi di impianto è ora affidato alle detrazioni fiscali, oltre che a una serie di variabili come i rendimenti dei pannelli o la presenza di sistemi di accumulo in grado di rendere ancora più conveniente l’autoconsumo dell’energia prodotta.

 

 

Proprio per ovviare a questa parziale strozzatura, sempre più nostri connazionali fanno quindi ricorso ad una particolare formula che è stata, erroneamente, indicata come fotovoltaico gratis: di cosa si tratta precisamente?

Il comodato d’uso a costo zero

 

Il nome della formula ideata per andare incontro a chi non disponga delle cifre necessarie per dotarsi dei pannelli solari in casa è in realtà comodato d’uso a costo zero.

 

In pratica, si tratta  di una formula di affitto grazie alla quale un impianto fotovoltaico entra a far parte del sistema di produzione dell’energia all’interno dell’abitazione senza obbligare a costi di acquisto dei pannelli fotovoltaici o a quelli legati all’installazione.

 

Grazie ad essa il tetto può iniziare a fungere da superficie in affitto per una certa quantità di pannelli fotovoltaici senza costringere l’utente ad accollarsi gli oneri relativi alla gestione, alla manutenzione e alla fase di installazione, producendo al contempo energia elettrica e vendendola al gestore elettrico, oppure immagazzinandola per l’autoconsumo grazie alla batteria.

Chi può accedere alla formula e chi la pratica

 

Chi può accedere al comodato d’uso a costo zero?

L’offerta è destinata non soltanto a unità abitative residenziali, ma anche a strutture industriali e aziende, che per tale via si ritagliano la possibilità di diventare veri e propri produttori di energia elettrica, risparmiando in tal modo sui costi dei consumi energetici e quindi sulle bollette.

 

 

La stipula del contratto e la sua attivazione non prevede alcun costo preventivo, né in relazione alla gestione delle pratiche amministrative, né per l’installazione, in quanto abitualmente è l’azienda che propone il contratto a occuparsene, con la parziale eccezione per le aziende e le strutture industriali, caso nel quale è previsto un contributo per le spese iniziali.

 

Una volta siglato l’accordo, i pannelli fotovoltaici vengono installati gratuitamente sul tetto dell’immobile e non sono previsti contributi per l’attivazione e la stipula del contratto di produzione di energia.

 

 

Il mercato italiano vede la presenza di società e gruppi specializzati nel settore del fotovoltaico pronti a fornire l’impianto fotovoltaico in comodato d’uso gratuito per un periodo di tempo che può andare tra i 20 e i 25 anni, al termine del quale i pannelli diventano di esclusiva proprietà del privato.

 

Considerato che la vita media dei pannelli va ormai ben oltre questo termine, la formula studiata si rivela ancora più interessante.

 

Va peraltro sottolineato come l’utilizzo del comodato d’uso a costo zero possa accludere un ulteriore vantaggio, in quanto può far aumentare la classe energetica dell’abitazione e quindi il suo valore di mercato.

 

Un ulteriore dato da prendere in considerazione nella valutazione di una formula che potrebbe dare ulteriore impulso allo sviluppo del fotovoltaico tricolore.

Impianti solari sui tetti nelle aree vincolate

Nonostante una frenata nel corso degli ultimi anni, dovuta anche all’incertezza legislativa creata da alcuni provvedimenti controversi del governo italiano, l’appeal degli impianti fotovoltaici nel nostro Paese continua ad essere molto elevato.

 

Sono molti i cittadini italiani che vorrebbero contribuire all’economia green e alla riduzione dell’inquinamento atmosferico, che però sono spesso frenati da considerazioni di carattere economico e di altro genere.

 

Tra le problematiche che spesso frenano chi pure vorrebbe adottare un impianto fotovoltaico sul proprio tetto, c’è anche quella relativa ai permessi che occorre avere per poterlo fare.

 

Un tema che si presenta soprattutto nel caso delle abitazioni dislocate in aree vincolate, ovvero quelle sulle quali gravano vincoli di carattere paesaggistico, storico o architettonico.

 

Perché occorre l’autorizzazione paesaggistica

 

L’Italia è formata per la stragrande maggioranza da città d’arte e cittadine formate da centri storici molto estesi.

Ne consegue come un elevatissimo numero di abitazioni dislocate lungo il territorio nazionale sia ubicato nei cosiddetti centri storici e sia sottoposta a tutele di carattere straordinario tese a impedire che venga deturpato un panorama spesso di grande bellezza.

 

In queste aree, in particolare, diventa quasi impossibile adottare i pannelli solari sui tetti delle abitazioni.

 
Per poterlo fare, comunque, è necessaria l’autorizzazione paesaggistica, come risulta dalla recente risposta data dal Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo (Mibact) alla Regione Lombardia e alla Soprintendenza Belle arti e paesaggio di Alessandria, i quali avevano chiesto la corretta interpretazione da darsi, nel caso di rilascio dell’autorizzazione paesaggistica per l’installazione di impianti solari fotovoltaici, alle normative di settore relative allo sviluppo dell’efficientamento degli usi finali dell’energia negli immobili ricadenti in aree tutelate dal punto di vista paesaggistico.

 

In base a questa risposta, il Mibact ha chiesto al Ministero dello Sviluppo economico di correggere il DM emanato il 19 maggio 2015, nel quale si affrontava il tema dell’installazione di impianti fotovoltaici sotto i 20 kW sui tetti.

 

Cosa ne consegue

 

Tirando le somme in maniera molto rapida su quanto disposto in questa sede, in pratica l’installazione di piccoli impianti solari fotovoltaici non è esonerata dalla richiesta di autorizzazione paesaggistica, ma viene assoggettata alla forma semplificata nel caso in cui essa abbia luogo in aree o su immobili sottoposti a vincolo ex legge (art. 142 del Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio) o a vincolo delle tipologie a) e d) dell’art. 136.

 

Mentre, nel caso in cui tali impianti ricadano in aree o su immobili sottoposti a vincoli ai sensi delle lettere b) e c) del predetto art. 136, il Dpr 139/2010, allegato 1, n. 28 prevede non la liberalizzazione, bensì l’assoggettamento alla procedura di autorizzazione paesaggistica ordinaria (art. 146 del Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio).

 

Si tratta di un parere molto importante, quello di cui stiamo parlando, in quanto per effetto di quanto stabilito, si può concludere con assoluta certezza che l’unica attività di installazione di pannelli solari libera dal previo controllo autorizzativo paesaggistico è quella tale da prevedere il posizionamento degli impianti sul tetto o sul lastrico solare in modo tale da non poter essere visibile dall’esterno.

 

In tutti gli altri casi, diventa necessaria la richiesta alla Soprintendenza delle Belle Arti

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