I permessi per la ristrutturazione del bagno sono un argomento spinoso. Vediamo qui tutti gli scenari possibili: l’intervento in edilizia libera, la necessità di ottenere permessi più o meno pesanti.
La ristrutturazione del bagno è uno degli interventi cui si pensa più spesso, quando si progetta di mettere mano alla propria abitazione. Allo stesso tempo, genera alcuni timori dal punto di vista burocratico. In particolare, i committenti hanno paura di perdere tempo e denaro a causa dei permessi.
D’altronde, gli interventi appaiono così invasivi… Eppure, la situazione è meno problematica di quello che sembra. Ma procediamo con ordine.
Perché il rifacimento bagno è una scelta popolare?
Prima di esplorare il tema dei permessi per la ristrutturazione del bagno, è bene fare una panoramica dell’intervento in sé.
Ovvero, dei motivi per cui viene così la ristrutturazione del bagno è così spesso chiamata in causa.
- Migliore l’esperienza d’uso: il bagno viene percepito come luogo di relax, e non solo come il locale nel quale ci si lava. La ristrutturazione del bagno, se condotta secondo i principi più moderni, dà seguito a questa percezione, migliorando in modo significativo l’esperienza d’uso.
- Costa relativamente poco e rende molto: nell’immaginario collettivo, la ristrutturazione del bagno è una spesa importante. Nella pratica, è molto sostenibile. Anche perché garantisce benefici immensi, genera un impatto rilevantissimo sull’esperienza abitativa.
- Porge il fianco alle più svariati opportunità di personalizzazione: i fornitori sono consapevoli dell’importanza del bagno per chi vuole ristrutturare casa, della volontà di porre l’intervento al centro del piano lavori. Dunque, predispongono soluzioni molto variegate, capaci di soddisfare i gusti più vari. In tal modo, la ristrutturazione del bagno diventa un’occasione di personalizzazione, uno strumento per sentire la casa come propria.
Permessi ristrutturazione del bagno: quali sono gli scenari?
La risposta alla domanda: quali permessi sono necessari per la ristrutturazione del bagno è piuttosto complessa.
Anche perché dipende dal tipo di ristrutturazione e dal grado di invasività dell’intervento. Insomma, pone in essere più scenari, alcuni favorevoli, altri meno. Li presentiamo nei prossimi paragrafi.
Edilizia libera, il rifacimento del bagno senza alcuna pratica edilizia
Per fortuna, quello dell’edilizia libera è lo scenario più comune. D’altronde, fanno parte di questa categoria tutti gli interventi di manutenzione leggera e che gravano solo sulle finiture.
Per esempio, la sostituzione dei pavimenti e dei rivestimenti murari, che sono proprio gli interventi che si effettuano più spesso quando si ristruttura un bagno.
Alla categoria appartengono anche altri interventi classici come la sostituzione dei sanitari e degli infissi.
In buona sostanza, è possibile modificare radicalmente il bagno, in un certo senso cambiarne il volto, senza richiedere alcun permesso. Non è un dettaglio di poco conto, se si considera l’emorragia di denaro che la burocrazia può causare.
CILA, uno scenario soft
Lo scenario che vede come protagonista la CILA non è dei più comuni ma è comunque abbastanza frequente.
CILA è l’acronimo di Comunicazione di Inizio Lavori Asseverata.
È il permesso più leggero, che costa 1000 euro circa compresa la parcella del tecnico e non richiede permesso dell’ente (d’altronde è una semplice comunicazione).
Per ottenerla, è necessario comunque inviare una relazione tecnica e un progetto.
La CILA è riservata agli interventi di manutenzione straordinaria ma leggeri, che non incidono sugli elementi strutturali ma sortiscono effetti sulla planimetria.
Nel caso del bagno, l’apertura di nuove porte e finestre oppure l’allargamento a discapito di altre stanze. A patto, ovviamente, che vengono coinvolti solo muri interni e non portanti.
SCIA, uno scenario poco favorevole
Lo scenario che pone al centro la SCIA è tra i meno comuni.
È una fortuna, visto che stiamo parlando di un permesso “pesante”.
Non richiede parere esplicito dell’ente (per iniziare, perlomeno) ma costa comunque 2-3mila euro. Inoltre, richiede uno sforzo documentale e burocratico non da poco.
La SCIA, per esteso Segnalazione Certificata di Inizio Attività, è riservata agli interventi di manutenzione straordinaria e pesanti, dalle forti implicazioni strutturali.
In linea di massima, si rende necessaria quando mette mano a elementi strutturali. Nel caso della ristrutturazione del bagno, quando si amplia il bagno medesimo intervenendo sulla muratura portante.
Stesso discorso per i rifacimenti radicali degli impianti o la creazione di nuovi.
I più accorti si staranno chiedendo: e il Permesso di Costruire? Tra tutti i titoli abilitativi, è l’unico che non abbiamo ancora trattato.
Per fortuna, è quasi impossibile che la ristrutturazione del bagno imponga l’ottenimento di questo permesso. Infatti, fa riferimento alle ristrutturazioni radicali, che aumentano la volumetria o cambiano la destinazione d’uso.
In linea teorica, si renderebbe necessario in caso di ampliamento del bagno al di fuori della sagoma dell’edificio. Evenienza, questa, decisamente rara.
Permessi per la ristrutturazione del bagno: un’arma in più per risparmiare
Una buona parte degli interventi, come abbiamo visto, richiede dei permessi. Questi possono costare parecchio, anche nell’ordine delle migliaia di euro.
Ecco che la spesa lievita, generando un certo discomfort per il committente. Per fortuna, è possibile risparmiare su altre voci. Per esempio, sulla fornitura e, soprattutto, sulla manodopera.
Come fare? Ovviamente, ottenendo e confrontando i preventivi. Ciò consente di imparare a distinguere le offerte buone da quelle cattive, nonché di individuarne una sensibilmente più conveniente delle altre.
Il miglior modo per ottenere i preventivi è affidarsi ai tool online di richiesta preventivi, come il nostro di MestiereImpresa.it. che per mezzo di qualche clic rilascia ipotesi di costo omogenee e facili da analizzare.