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Restauro conservativo: cos’è e quando serve

Restauro conservativo, una soluzione per portare all'antico splendore edifici di valenza storica.

In questa guida parliamo di restauro conservativo, ne riveleremo il vero significato, anche in relazione ad altri interventi simili; forniremo una panoramica dei lavori più comuni, offriremo precisazioni sui permessi e indicheremo alcune tecniche per risparmiare senza compromettere la qualità degli interventi.

Il restauro conservativo è una tipologia di interventi molto particolare, che impatta profondamente sulla funzionalità di un edificio ma non sulla sua estetica. Ma procediamo con ordine, fornendo una definizione chiara ed esaustiva, presentando gli interventi, sviscerando gli aspetti burocratici e altro ancora.

Cos’è il restauro conservativo

Il restauro conservativo è un tipo di intervento edilizio finalizzato al recupero e alla tutela degli edifici con valenza storica. Si pone l’obiettivo di preservare l’identità originaria dell’immobile senza alterarne la struttura, l’aspetto architettonico e le caratteristiche storiche che lo costituiscono. Ovviamente, si pone anche l’obiettivo di assicurare che l’edificio possa continuare a essere utilizzato in sicurezza, mantenendo intatto il suo valore storico e culturale. Ragione per cui, interviene spesso anche sugli elementi strutturali.

Questo tipo di intervento è necessario quando gli edifici mostrano segni di deterioramento che potrebbero comprometterne non solo l’aspetto estetico, ma anche l’integrità e lo stato di conservazione.

Spesso e volentieri, il restauro conservativo viene confuso con il risanamento strutturale. I punti in comune non mancano, ma sono due classi di intervento diverse.

Il risanamento strutturale, infatti, non si pone l’obiettivo di preservare l’immagine di un edificio, ma esclusivamente quello di garantire, anzi di recuperare, l’integrità strutturale. Ovviamente, i lavori di finitura non mancano, ma questi possono prevedere spiccati scostamenti rispetto all’aspetto originario dell’edificio.

I più comuni interventi di restauro conservativo

Il concetto di restauro conservativo può apparire generico a primo acchito. Da qui, la necessità di una panoramica degli interventi più comuni, tale da fornire una chiara idea di cosa il restauro conservativo comporta.

  • Pulitura delle superfici: questo intervento consiste nella rimozione di sporco, polvere, depositi atmosferici e patine di degrado dalle facciate o dagli elementi decorativi dell’edificio. Prevede l’impiego di tecniche che non alterano né compromettono i materiali originali.
  • Consolidamento degli elementi architettonici: ossia, interventi mirati a rafforzare componenti fragili o deteriorati come intonaci, cornici, capitelli o decorazioni in pietra e legno, allo scopo di ripristinare la stabilità strutturale con tecniche non invasive e che rispettano la composizione originaria.
  • Consolidamento delle strutture murarie: ovvero, interventi mirati al rafforzamento delle murature storiche tecniche rispettose della struttura originale, come iniezioni di malte compatibili o applicazioni localizzate di materiali rinforzanti, allo scopo di migliorarne la resistenza e garantirne la stabilità senza alterarne l’aspetto estetico e storico.
  • Ripristino degli infissi originali: vale a dire, il recupero e la manutenzione delle finestre, delle porte e di tutti gli elementi in legno o ferro battuto originali dell’edificio, allo scopo di evitare la sostituzione e privilegiando interventi che garantiscano il funzionamento e la conservazione delle caratteristiche estetiche originali.
  • Trattamento protettivo delle superfici: applicazione di specifici prodotti protettivi su superfici come pietre naturali, intonaci storici o elementi in legno, finalizzata a rallentare ulteriori processi di degrado ea preservare nel tempo l’aspetto estetico e funzionale originale.
  • Reintegrazione delle parti mancanti: interventi volti a integrare piccole porzioni mancanti o deteriorarsi attraverso materiali compatibili con quelli originali, distinguibili a livello visivo, che consentono una lettura chiara dell’intervento di restauro senza creare falsi storici o alterazioni della percezione generale.
  • Eliminazione di superfetazioni: rimozione mirata di elementi aggiunti in epoche successive, come strutture provvisorie o parti incoerenti rispetto al progetto originale, al fine di riportare l’edificio alla sua configurazione originaria o storicamente accertata, esaltandone il valore autentico.
  • Controllo e manutenzione delle coperture: verifica e riparazione delle coperture originali, ripristinando la tenuta impermeabile e l’efficienza delle tegole o delle strutture di copertura storiche, evitando interventi invasivi che comportino la sostituzione integrale delle parti originali.

Come potete vedere, gli interventi, a dispetto di quanto la definizione possa suggerire, riguardano sia le finiture che gli elementi strutturali.

Restauro conservativo: servono permessi?

La risposta è: dipende. Dal punto di vista edilizio, gli interventi di restauro conservativo si “comportano” esattamente come gli altri interventi. Dunque, sono soggetti a permessi solo se coinvolgono elementi strutturali o prevedono un ampliamento volumetrico.

Il primo caso non è affatto raro, soprattutto quando si procede al consolidamento murario e all’eliminazione delle superfetazione. Il secondo lo è molto di più, in quanto comporta una modifica dell’assetto originario.

Ad ogni modo, nella peggiore delle ipotesi si rischia di dover ottenere la SCIA, Segnalazione Certificata di Inizio Attività. Costa qualche migliaio di euro ma non richiede un permesso specifico dell’ente.

Come risparmiare sul risparmio conservativo

Il restauro conservativo può costare parecchio, anche perché chiama in causa competenze specifiche, tali da consentire il raggiungimento degli obiettivi: miglioramento della funzionalità e ripristino delle condizioni originali, anche e soprattutto estetiche.

Ma c’è una buona notizia: è possibile risparmiare. Per farlo, è necessario ottenere dei buoni preventivi e confrontarli. In tal modo, ci si può fare un’idea del mercato, imparare a distinguere le buone offerte da quelle cattive, individuare quella migliore delle altre per rapporto qualità prezzo.

Per buoni preventivi, però, non si intendono solo preventivi dettagliati ma anche omogenei tra di loro. Altrimenti, risulterebbe perlomeno complesso trarre evidenze utili dal confronto.

Preventivi di questo tipo sono forniti dai tool di richiesta preventivi, che sono progettati proprio per agevolare le analisi comparative.

Tool come il nostro, di MestiereImpresa, che garantisce l’accesso alle migliori imprese.

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