Il cappotto termico è uno tra interventi più efficaci per ottenere un alto rendimento energetico nelle nostre abitazioni.
La necessità di realizzare un cappotto termico, data soprattutto dalla necessità di ridurre le emissioni nocive, riveste una grande importanza, in quanto può portare ottimi risultati in termini di risparmio energetico, dato però da un lavoro fatto a regola d’arte, che consenta di ottenere ottimi risultati.
Come verificare dunque la funzionalità del cappotto termico? Vediamo come fare.
Fare attenzione ai ponti termici
Realizzare un cappotto termico vuol dire applicare materiali isolanti agli stati esterni o interni di un edificio, attaccandoli con specifici collanti a una rete d’armatura installata precedentemente.
Il lavoro viene poi completato con uno strato di finitura. Spesso accade che il prezzo troppo elevato dei lavori spinge a rinunciare al cappotto termico, per passare a soluzioni più economiche.
E’ però evidente che i lavori saranno diversi e possono variare anche le modalità con cui viene effettuata la posa d’opera.
Una installazione difettosa del cappotto termico può lasciare in vita i ponti termici, ovvero le vie preferenziali attraverso cui si disperde il calore, che riguarda travi, pilastri, balconi o davanzali, non isolati bene a volte per la loro forma discontinua o per la scarsa qualità dei materiali con cui sono costruiti.
Cappotto termico: e la termografia
La termografia è una tecnica con la quale si possono riscontrare i problemi derivati da una errata posa in opera del cappotto termico o di altro genere.
Uno dei problemi più frequenti è l’isolamento dell’imbotte delle finestre.
Un altro problema è invece la displanarità dei pannelli isolanti, che si riflette poi sullo strato di intonaco soprastante.
Un altro problema riscontrato abbastanza spesso in fase di termografia è anche la massellatura dei pannelli alla muratura, che viene eseguita diversi giorni dopo l’incollatura delle lastre, che provoca lo stacco delle stesse dalla parete.
Cappotto Termico è il nome comunemente usato per intendere un sistema edilizio, il cui denominazione tecnica è:
Sistema composito per l’isolamento termico delle facciate dall’esterno
Per comodità, in questa pagina continueremo a chiamarlo come fanno tutti, cappotto termico.
Alcuni chiarimenti iniziali
È definito composito, perchè composto da un insieme di strati sovrapposti, raggruppati in 3 elementi principali:
Isolamento Termico Rasatura Armata Finitura a Spessore
Questi 3 elementi principali, e i loro relativi sub componenti -come vedremo- devono essere considerati nel loro insieme, come un ‘Sistema‘, e non come elementi separati da poter scegliere, acquistare, e utilizzare in modo indipendente l’uno dall’altro. Questo è molto importante.
Si parla di cappotto termico, solo per le facciate esterne verticali, o di soffitti nei portici e nelle logge (quindi, nell’intradosso, non nell’estradosso).
Non si parla di cappotto termico, per isolamenti dall’interno degli edifici, o per i tetti e le coperture.
Il sistema a cappotto esterno, è prevalentemente termico, ma può essere anche acustico.
Note su questo Post
In questo articolo, tratteremo solo del ‘Sistema Cappotto Termico‘. Cos’è, come si compone, e la regola dell’arte per la sua applicazione.
Non entreremo nel dettaglio dei diversi materiali isolanti esistenti, e delle relative prestazioni. Questa è una cosa che ci proponiamo di fare un prossimo post.
Le nozioni e i concetti, sono tratti dal Manuale Cortexa 2014-03, scaricabile dal link in appresso, o dal sito Cortexa ®; nonchè dal seminario tenuto da IVAS ® presso il Collegio dei Geometri di Padova, nel settembre 2014; e, da alcune pubblicazioni professionali.
Davvero molto utile, infine, è stato il Webinar realizzato da Cortexa, un video pubblicato poi on-line, e che per comodità alleghiamo in calce a questa pagina, per chi volesse ‘guardare le figure’.
I riferimenti per una corretta esecuzione
A oggi non esiste una norma, una legge, un regolamento, che tratti il cappotto termico come elemento edilizio. Esiste solo una Best Practice: il Manuale Cortexa.
Cortexa ® è un consorzio nato nel 2007, del quale fanno parte 10 soci e 9 partners qualificati. I 10 soci, sono di fatto i primi dieci produttori di sistemi per cappotto termico, in Italia e in Europa. Facendo squadra, e mettendo insieme i rispettivi know-how ed esperienze, hanno realizzato quello che è ad oggi l’unico riferimento tecnico per la regola dell’arte nell’esecuzione del cappotto termico esterno.
I 9 partner qualificati, sono specialisti nei singoli componenti, forniti ai vari Sistemi. Tra i partner, ad esempio c’è la nostra Stiferite ®, azienda padovana che produce pannelli isolanti con prestazioni di comportamento e isolamento, particolarmente apprezzate dai sistemisti.
SCARICA il MANUALE CORTEXA
I 10 soci, sono sostanzialmente produttori di ‘Sistemi‘. Come anticipato, la prima regola da seguire quando si progetta l’esecuzione di un cappotto termico, è quella di scegliere un Sistema completo; il quale, nel dettaglio è costituito da tutti questi singoli elementi:
Sistema Cappotto Termico
Colla di aggrappo al supporto verticale – collante per il fissaggio delle lastre al supporto della parete, sia esso muro grezzo, intonaco, legno, calcestruzzo, o altro. Isolamento termico – il cuore del cappotto termico, in lastre, il cui materiale può essere EPS, lane e rocce, grafite, sughero, fibra di legno, Stiferite, Multipor, e altri. Tasselli di fissaggio – hanno la funzione di opporre resistenza al risucchio dei venti, che possono esercitare tensioni fino a 100 kg/m2, strappando letteralmente il cappotto termico, se non aggrappato correttamente. Schiume per sigillature – da usare per riempire gli interstizi e le fessure, che dovessero formarsi tra una lastra e l’altra. Accessori per punti critici – angoli, paraspigoli, giunti di dilatazione, profili di partenza e attacco, ecc. Intonaco sottile rasante – un intonaco a tutti gli effetti, di spessore sottile, progettato per resistere alle tensioni dovute a shock termici. Rete di armatura del rasante – è l’elemento che resiste alle trazioni (immaginate di poter ‘prendere’ il cappotto in due punti, e tirarlo, come un elastico; questa è la trazione) che il sistema deve sopportare nella sua ordinaria funzione di isolamento termico. Finitura a spessore – elemento finale che conferisce protezione all’intero sistema, e la decorazione esterna del fabbricato, nel colore scelto.
Sistema Cappotto Termico Esterno
Perchè scegliere un Sistema, e non singoli elementi ‘sfusi’ ?
Per non finire in tribunale con un contenzioso.
Questo vale tanto per il committente, quanto per l’impresa esecutrice, oltre al Direttore Lavori coinvolto.
Il committente, dovrebbe tutelarsi al fine di non avere una casa priva delle prestazioni attese, e anzi, con problemi dovuti alla scorretta esecuzione, il cui risanamento comporterebbe insopportabili costi, non solo economici, ma anche di salute in termini di benessere psicofisico. A nessuno -crediamo- piace essere coinvolto in contenziosi legali. Avere altri e nuovi lavori in casa, poi, non è così facile da digerire.
L’impresa esecutrice, dovrebbe invece tutelarsi dal rischio di incappare in quei committenti privi di scrupoli, che a fine lavori cercano qualsiasi pretesto per non pagare il lavoro eseguito. Spregevoli certo, ma ci sono. Una corretta esecuzione a regola d’arte, è l’unica cosa che può tutelare, quando usciranno i periti di parte e del tribunale con le loro termocamere. Se poi i difetti sono visibili a occhio nudo, difficile affermare di aver ‘lavorato a regola d’arte’.
Alcune imprese si procurano i singoli elementi sopra elencati, un pò quà e un pò là, per risparmiare e per soddisfare il cliente che vuole spendere il meno possibile.
In presenza di componenti con varie provenienze e produttori, si parla di ‘Sistema Assemblato‘. Nell’adottare questa tipologia, è bene avere presente le possibile conseguenze. Sia per il committente, che per l’impresa esecutrice.
I produttori di Sistemi per cappotto termico, spendono fior di quattrini per eseguire prove di laboratorio, e potervi dare una garanzia.
Se un’impresa realizza un sistema assemblato, se ne assume tutte le responsabilità e si fa carico in prima persona delle garanzie per il committente. Sì, dev’essere l’impresa a dare garanzia del sistema assemblato eseguito. Non potrà in alcun modo, provare a scaricare la colpa su chi gli ha venduto le lastre, i tasselli, o la rasatura, ecc.. Di fronte al giudice, sarà inevitabilmente soccombente.
Se si usa invece un sistema cappotto termico, in ogni suo componente, prodotto e venduto da un’unica azienda, questa fornisce tutte le garanzie del caso. A condizione, ovviamente, che l’applicazione sia stata eseguita a regola d’arte, seguendo le istruzioni del Manuale Cortexa.
Attenzione: se si usa il sistema con il 95% dei componenti previsti, e poi, ad esempio di va a prendere la sola rete di armatura da un’altra parte, il sistema -ovviamente- non è più garantito.
Insomma, molto semplicemente, se usiamo un Sistema garantito, saremo tutelati. Diversamente, il committente vedrà tutti i soggetti, fare il solito scarica barile, dall’uno all’altro.
La certificazione di un Sistema Cappotto Esterno Termico
Un buon Sistema Cappotto Termico, dovrebbe essere certificato ETAG 004.
La certificazione segue tutta una serie di prove in laboratorio. Prove al fuoco, agli urti, alle intemperie, ecc..
Tra le prove, c’è quella dell’invecchiamento accelerato, in camera climatica, per testarne la durabilità.
Le norme europee, prescrivono durate minime dei materiali, in 25 anni.
La durabilità dei materiali in edilizia, e degli edifici in generale, è una barriera psicologica. In Italia, ci si è abituati a pensare le case, come ‘eterne’. Così non è, ma l’argomento è troppo complesso e vasto, lo affronteremo in séguito. Per darvi un’idea, per gli intonaci, la scienza delle costruzioni prevede una vita di 20 anni. È sotto gli occhi di tutti, che la durata è molto più lunga.
Le prove in camera climatica per un cappotto termico, durano 3 mesi, per simulare l’invecchiamento a 25 anni. Tuttavia, è provato dall’esperienza, che i cappotti ben progettati e realizzati, durano circa 50 anni.
Caratteristiche generali
Lavorando all’esterno dell’edificio, il cappotto termico non è soggetto a particolari tensioni da vapore. Per questo motivo, non necessita di barriere in tal senso.
Nel cappotto non sarà mai presente del vapore acqueo; cosa che anzi è categoricamente vietata. La presenza d’acqua in un cappotto termico, rappresenta il luogo ideale per il proliferare di micro organismi. Inoltre, l’acqua è un ottimo conduttore di calore; esattamente l’opposto di quanto richiesto all’isolamento termico.
Per avere un cappotto che abbia delle ottime prestazioni sin dall’inizio, e che durino per tutta la sua vita utile (salvo il normale e naturale deterioramento fisico), i famosi 50 anni, bisogna rispettare scrupolosamente quattro capi saldi:
Qualità nella progettazione iniziale Qualità dei prodotti Qualità dell’applicazione Rispetto del Sistema Cappotto nei suoi componenti
Quando parliamo di ‘buona progettazione‘, ci riferiamo naturalmente al lavoro del tecnico progettista dell’edificio, il quale, spesso, prescrive anche i materiali di capitolato.
I materiali isolanti usati nel Sistema Cappotto, sono studiati, testati, e realizzati per quello specifico scopo.
Se il progettista si è invaghito di un isolante dalle prestazioni oggettivamente straordinarie, ma non realizzato e pensato per lavorare in un Sistema Cappotto Termico, è molto rischioso -per lui- prescriverlo; e, pericoloso per il suo committente.
Un progettista e direttore dei lavori, che abbia approfondito il tema dei cappotti termici, difficilmente si arrischierà a scegliere qualcosa di diverso da un buon Sistema.
Responsabilità in solido Impresa – D.L.
In fase progettuale, e quindi prima di andare in cantiere, bisogna aver definito le eventuali linee di discontinuità; linee dove si cambia materiale e spessore, per varie esigenze, come la zoccolatura dell’edificio, con il cappotto termico che arriva sotto il piano campagna, dove il materiale ‘normale’ non può essere applicato.
LA POSA A REGOLA D’ARTE
PER una corretta esecuzione del cappotto termico su un edificio, si devono rispettare le indicazioni previste per ognuno dei componenti che formano il sistema, elencati sopra. Oltre a questo, una corretta fase di posa inizia con l’esame del Supporto verticale, muro grezzo, in laterizio, calcestruzzo, legno; intonacato o non; o qualsiasi altra situazione.
Iniziamo quindi, da quì, dal
SUPPORTO STRUTTURALE DEL CAPPOTTO
Verificare e analizzare, a vista e al tatto, che il supporto sia:
sano, senza parti deteriorate, incoerenti, ammalorate pulito, totalmente privo di sporcizia di qualsiasi tipo privo di efflorescenze (‘salso’) privo di parti staccate o isolate (come l’intonaco, dal muro sottostante)
La Direzione Lavori dovrebbe quindi fare alcune prove, molto veloci e pratiche:
verifica dell’avvenuta pulizia prova di incisione a quadrettatura prova di battitura verifica della planarità (non che la superficie sia a piombo, ma che sia perfettamente piana) prova di incollaggio prova di strappo
Verificato che il nostro supporto è idoneo alla posa di un cappotto termico, iniziamo la fase vera e propria di:
POSA DEL CAPPOTTO TERMICO ESTERNO La Partenza
La posa delle lastre inizia dal basso. Per posare la prima fila, dobbiamo materializzare il piano orizzontale di partenza. Cosa che si fa mettendo in opera appositi profili metallici in lega leggera, chiusi, e dotati di gocciolatoio per lo smaltimento delle acque meteoriche (la pioggia), che mai, dovrà fermarsi a contatto dell’isolamento termico.
Inutile dire che i profili saranno posati in perfetta ‘bolla’ orizzontale. Essi, oltre a dare il piano orizzontale di partenza, proteggono la prima fila da umidità di risalita e infiltrazioni.
Il profilo di partenza va messo sempre, anche se si parte più in alto, rispetto al piano campagna. I singoli pezzi di profilo, dovranno essere opportunamente distanziati, per consentire dilatazioni e ritiri per shock termico.
I profili sono fissati con tasselli, distanziati al massimo, di 30 cm.
Negli angoli e negli spigoli, bisogna tagliare i profili a 45°, per creare la giusta continuità sul perimetro.
La Malta di Incollaggio
Sulla scelta della malta per incollaggio, non c’è molto da sbagliare.
Il padre di tutti gli errori, nella posa di un cappotto termico, è come! la malta viene applicata sulle singole lastre.
L’applicazione corretta della malta/colla, è questa:
cappotto termico – applicazione colla – esatta
Ovvero: applicata sull’intero perimetro, con 2 o 3 punti centrali.
Ma fin troppo spesso si vede il più grave degli errori, quello che comporta la maggior parte dei danni e dei vizi, un’applicazione assolutamente sbagliata, questa:
cappotto termico – applicazione colla – errata
5 soli punti agli angoli e al centro.
Chi lavora in questo modo, o non è specializzato, e si è improvvisato applicatore di cappotto termico, senza fare nessun corso; oppure, sa come si dovrebbe fare, ma specula sul tempo di esecuzione e sul materiale utilizzato.
Non sapremmo dire quale ipotesi sia peggiore, tra le due.
Ma il risultato non cambia, è identico: rottura della finitura a spessore, rottura della rasatura, stacco delle lastre, strappo dell’intonaco, invecchiamento rapidissimo del cappotto termico, crollo delle prestazioni termiche, e avvocati che pestano sui tasti della cassa. Lesioni a cappotti posati male – dal webinar Cortex
Lesioni per posa sbagliata
Proviamo a capire il perchè
La colla non serve solo ad attaccare le lastre. Serve anche per assorbire e dissipare le tensioni dovute a ritiri e dilatazioni del materiale isolante. Movimenti di allargamento e restringimento, causati dallo shock termico, gli ‘sbalzi di temperatura’.
Non è un difetto del cappotto termico. È una cosa risaputa, considerata, calcolata! Deve, essere così.
Se la lastra non è immobilizzata correttamente, se ne va per i fatti suoi, si muove. E si muove molto! Ogni lastra si incurva, allontanandosi da quelle vicine, che si comporteranno allo stesso modo, dando questo risultato:
cappotto termico – applicazione colla – errata – deformazione
Riuscite anche solo a immaginare i possibili danni? L’immagine ha certamente delle deformazioni accentuate, per rendere l’idea in modo intuitivo, ma, se anche ogni lastra di muove di mezzo millimetro, significa una fessurazione di 1 millimetro complessivo, sull’intera parete, e sull’intera tessitura del cappotto termico.
La tensione esercitata dalla lastra, sui 5 piccoli punti incollati, è tale che arriva a strappare l’intonaco dal muro.
Un Direttore Lavori che conosce la tematica, non può accettare preventivi e capitolati che prevedono il consumo di 2-3 kg di colla a metro quadro. E non può nemmeno accettare l’applicazione a 5 punti.
Se l’impresa vi risponde “ma io ho sempre fatto così”, beh, cacciatela dal cantiere a calci sul sedere. E non è una metafora.
La posa corretta, invece, mantiene le lastre in posizione, in questo modo:
cappotto termico – applicazione colla – esatta – indeformazione
Diciamolo anche in numeri chiari e poco opinabili:
Per una posa a regola d’arte, servono 4 o 5 kg/m2 di colla. Quattro o cinque chilogrammi di colla per ogni metro quadro di parete.
La posa a 5 punti, usa circa 2 kg/m2 di colla. Come può garantire il risultato?
Non è tutto. Diamo altri numeri: la colla deve coprire circa il 40% della lastra, per garantire la corretta tenuta.
I punti centrali, devono avere il diametro pari a circa il palmo di una mano. Più o meno 10-11 cm. Cappotto termico Corretta applicazione malta
Una corretta applicazione della ditta Codogno Snc, in un nostro cantiere, durante una ristrutturazione – Padova, Arcella 2013
Utilizzo delle Lastre
È arrivato il momento di prendere in mano queste benedette lastre di isolamento termico, per iniziare a vedere qualcosa, del cappotto.
Anche in questa fase, come in ognuna, se si vuole ottenere la perfetta regola d’arte è obbligatorio seguire queste indicazioni:
usare sempre lastre intere, sfalsate (come nelle immagini precedenti) di almeno 25 cm accostarle perfettamente usare i resti di ritagli solo per piccole superfici residue, e mai usare due pezzi, quando se ne può usare uno in ogni caso, mai usare pezzi più stretti di 15 cm; piuttosto, tagliare la lastra attigua, per inserire l’ultimo pezzo, di almeno 15 cm sugli spigoli e attorno alle porte-finestre, usare solo lastre intere non usare lastre danneggiate non mettere i bordi delle lastre, sui bordi di porte-finestre tenere sempre sotto controllo la planarità delle lastre, mentre si procede sormontare di almeno 10 cm i giunti del supporto, quando cambia il materiale (come dal laterizio al calcestruzzo) rispettare i giusti strutturali di dilatazione, senza coprirli
cappotto termico – sormonto cambio supporto e spigoli
Il sormonto minimo di 10 cm sulle variazioni di materiale usato nel supporto, come il passaggio dal laterizio al calcestruzzo. Se si realizza il giunto delle lastre del cappotto termico, in corrispondenza del giunto tra materiali diversi, e che hanno comportamenti diversi (movimenti diversi per temperature e caratteristiche fisiche) si aumenta di molto la possibilità che in quel punto di manifesti una grave cavillatura (rottura della rasatura e della finitura a spessore).
cappotto termico – spigoli finestre
! Chiudere le fessure con il materiale giusto !
Le fessure che potrebbero rimanere tra lastre accostate, devono essere otturate con materiale isolante, e non! lasciate aperte, per riempirle dopo con il rasante!
I materiali giusti sono sostanzialmente 2:
strisce di lastra isolante in corso d’uso, prese dai ritagli di scarto; da fare quando la larghezza lo consente schiume isolanti-coibentanti appositamente prodotte; da usare quando le fessure sono troppo strette per poter applicare materiale solido
Sigillare le fessure con il rasante, che non è isolante, significa creare ponti termici. E state sicuri che con una termocamera si ‘beccano’ tutti.
Ma perchè voler fare i furbi? È così difficile lavorare bene? Va contro i propri princìpi?
IFrame
I Tasselli
La funzione dei tasselli è quella di resistere al vento; e in particolare, all’effetto risucchio, che può strappare il cappotto termico dal supporto. La trazione esercitata dal vento, può arrivare a 100 kg/m2. Per questo, i tasselli devono essere oggetto di attenta valutazione, nel tipo, nella lunghezza, e nella modalità di posa. Si deve infatti garantire il massimo aggrappo meccanico al supporto.
Non è affatto un aspetto da sotto valutare. Tasselli non idonei o applicati male, possono spezzarsi, saltare via, sfilarsi, con distacco completo del cappotto termico dal supporto, e tutte le possibili conseguenze per persone e cose.
I tasselli devono essere:
marcati CE certificati ETA come tasselli specifici per cappotto termico conformi alla 13499 idonei per uno o più specifiche categorie di supporto, come indicato nella ETAG 014
Marcatura tasselli ETAG 014 – dal webinar Cortex
Categoria supporti omologati
Le categorie previste dalla ETAG 014 sono:
calcestruzzo mattone pieno, laterizi pieni mattone e pietra a foratura (laterizi forati) calcestruzzo alleggerito calcestruzzo cellulare
La categoria per cui è omologato il tassello, è indicata sul piattello (rondella grande, in plastica)
Nota Bene:
Non si può fissare un cappotto termico, solo con i tasselli, e senza colla. La malta/colla deve sempre essere applicata. Questo, perchè i tasselli oppongono resistenza a forze che tendono a strappare le lastre dal muro. Ma, non hanno alcuna resistenza nei confronti delle tensioni trasversali, provocate dagli sbalzi termici. Quelle tensioni sono dissipate solo dalla colla.
Al contrario, esistono casi, per i quali si può utilizzare la colla, senza applicare i tasselli.
Tali casi però, sono talmente limitati, che si riducono sostanzialmente a un’unica fattispecie: villetta singola di massimo 2 piani, con isolamento in EPS.
Anche questa ipotesi tuttavia, scomparirà a breve, con l’arrivo delle nuove norme europee in materia di risparmio energetico, che renderanno di fatto obbligatori cappotti termici da 20 a 30 centimetri di spessore.
Il tassello va sempre fissato seguendo gli schemi indicati dai produttori e dal manuale Cortexa, mostrati più sotto. Se anche la colla è stata applicata correttamente, si otterrà il rispetto della regola per i tasselli: devono sempre essere applicati nei punti dove sotto la lastra c’è la colla.
I tasselli si devono usare quando:
ci sono supporti intonacati (non sapendo con certezza quanto essi possano tenere, o invece staccarsi dal muro) il sistema cappotto termico previsto, ha una massa con peso uguale o superiore a 30 kg/m2 l’edificio è più alto di 22 metri (valutazione fatta in funzione dei venti) il supporto è in legno (che tende a muoversi) lo spessore dell’isolamento è uguale o superiore a 10 cm (ormai, quasi sempre) idonei per uno o più specifiche categorie di supporto, come indicato nella ETAG 014
Tassellatura Lane Minerali – piattello aggiuntivo allargato – dal webinar Cortex
Piattello aggiuntivo, più largo
I tasselli hanno anche una funzione di sicurezza, contro il crollo del cappotto, dovuto a infiltrazioni d’acqua che possono sfibrare il materiale isolante; soprattutto le lane minerali e fibrose in genere.
L’unico materiale isolante che mantiene stabilità in presenza d’umidità, è l’EPS.
Quando l’isolamento è formato da lana di roccia a due densità, si deve applicare al tassello un piattello aggiuntivo, di diametro aumentato, sino a 9-10 cm.
La quantità di tasselli da applicare per ogni metro quadro di superficie del cappotto termico, è calcolata tenendo conto di:
– altezza dell’edificio
– velocità del vento (dati statistici, tabella T5 del manuale Cortexa, suddivisione zone ventose dell’Italia)
– topografia del luogo (edificio isolato, centro urbano poco denso, o molto denso, ecc., Eurocodice EN 1991-2-4)
Gli schemi di applicazione dei tasselli, si dividono sostanzialmente in 2 macro categorie:
schema a T, per pannelli rigidi, come EPS, Stiferite, ecc. schema a W, per pannelli ‘morbidi’ in lane e fibre
Tassellatura EPS – schema a T – dal webinar Cortex
Schema a T per pannelli rigidi
Le tassellature a T, hanno 3 diverse densità (di tasselli su metro quadro): 4 tasselli/m2 – 6 tasselli/m2 – 8 tasselli/m2. Gli schemi variano anche in funzione delle dimensioni dei pannelli.
In corrispondenza degli spigoli, la densità non potrà comunque essere inferiore a 6 t/m2, come nello schema seguente: cappotto termico_tassellatura spigoli
Tassellatura in corrispondenza degli spigoli
I pannelli in lana e fibra, hanno gli angoli ‘deboli’, quindi bisogna tassellarli più all’interno, nel seguente modo: Tassellatura Lane Minerali – schema a W – dal webinar Cortex
Schema a W per pannelli ‘morbidi’
Ulteriori schemi, sono consultabili nel Manuale Cortexa, al capitolo delle tassellature.
L’uso del trapano per i tasselli
NON SI PUÒ USARE SEMPRE LA PERCUSSIONE !
Sui laterizi forati, e sul calcestruzzo cellulare, si deve usare solo la rotazione, con punte più dure.
Sul calcestruzzo e sul laterizio pieno, si può usare anche la percussione.
Questo, perchè la percussione rompe il materiale all’interno, riducendo drasticamente la tenuta meccanica del tassello, con tutti i rischi conseguenti.
Tassellatura – rotazione e percussione – dal webinar Cortex
Con spessori del cappotto termico piuttosto ridotti (8 cm), il tassello va conficcato sino a portarne la parte più esterna della testa, a filo della superficie delle lastre.
Con spessori da 10 cm in su, il tassello va portato in profondità, e coperto con una rondella isolante:
Tassellatura – profondità – dal webinar Cortex
I tasselli vanno affondati con le apposite frese, non a martellate ! Cappotto termico – rondella termica tasselli
Rondella isolante – Lavoro della Codogno Snc in un nostro cantiere
Se non si è sicuri della tenuta del supporto (il muro dove si infilano i tasselli), perchè non lo si conosce, e non si hanno dati attendibili, bisogna fare delle prove di strappo sul posto.
15 prove. Si tengono in considerazione le 5 peggiori, si fa la media, e si applica un fattore di sicurezza pari a 4. Per maggiori informazioni, consultare il manuale Cortexa.
La Rasatura Armata
La rasatura, è chiamata anche ‘intonaco sottile‘, ‘intonaco di fondo‘ o ‘rasante‘. La sua funzione è quella di proteggere le lastre dell’isolamento, assorbendo e assecondando i movimenti plastici delle stesse. Il rasante è un intonaco vero e proprio, ed è sottile per consentire il movimento plastico, che non sarebbe possibile con spessori di 1-2 centimetri.
Deve essere sempre armato con una rete in fibra di vetro. Altrimenti non potrebbe e non riuscirebbe a resistere alle tensioni di trazione, dovute agli shock termici.
In genere, ha la stessa natura della malta per l’incollaggio delle lastre.
Teoricamente, sarebbero due prodotti leggermente diversi ma, i produttori di sistemi a cappotto, sanno che per la Legge di Murphy, se portano in cantiere due prodotti, la colla finisce al posto del rasante, e viceversa. Così, si è messo a punto un prodotto unico per entrambe le funzioni.
In alcuni casi, comunque, continuano ad esserci due prodotti ben distinti.
Per le caratteristiche plastiche richieste al rasante, questo non potrà mai essere totalmente minerale (sabbia, cemento, calce) , e dovrà contenere anche una parte di resina; in misura variabile, dal 2% al 6%.
Alcune colle (quella che va sotto, le lastre), contengono solo resina.
Gli spessori della rasatura, variano in funzione di alcuni elementi, come indicato nella tabella T6 del manuale: Cappotto termico – spessori rasatura
Spessori della rasatura
Prima della rasatura
carteggiare tutti gli eventuali ‘scalini’ tra lastre non complanari. Perchè, se si rasa senza livellare, si ottengono 2 spessori diversi di rasatura, con prestazioni meccaniche diverse, e quindi, la linea del ‘gradino’ è suscettibile a possibili cavillature e rotture. applicare tutti i vari accessori: paraspigoli, angoli, rinforzi. I profili d’angolo si applicano direttamente sul materiale isolante, prima della rasatura. armare con fazzoletti di rete d’armatura, delle dimensioni di circa 20×40 cm, ruotati di 45°, tutti gli angoli degli imbotti di porte e finestre. sui giunti strutturali di dilatazione, si applicano i pezzi speciali, che lo coprono assecondandone i possibili movimenti.
Intonaco – armatura angoli finestre – dal webinar Cortex
Pezzi di rete d’armatura agli angoli dei serramenti
La rete d’armatura
Mai, mai, mai, e poi mai, attaccare la rete d’armatura direttamente sulle lastre isolanti, con delle puntine, per poi rasare sopra in un’unica mano.
Significa non aver capito nulla del funzionamento meccanico del sistema. Oppure, se lo si conosce, ma si lavora male comunque, significa essere spudoratamente dei mediocri disonesti, privi di correttezza e di passione per il proprio lavoro.
La rete d’armatura resiste alle tensioni di trazione, che avvengono sull’esterno del sistema, e sull’esterno dello spessore del rasante. Se si applica la rete all’interno, oltre a non lavorare per nulla, si avrà il distacco ‘a foglio’ del rasante, che non si sarà aggrappato alle lastre isolanti. Intonaco – errore rete attaccata a isolante – dal webinar Cortex
Effetto della rete attaccata all’isolamento
La rasatura avviene in 3 tempi:
applicazione primo strato di rasante, pari a circa 2/3 dello spessore totale del rasante previsto applicazione della rete di armatura applicazione dello spessore rasante a finire, minimo 1 millimetro, massimo 3 millimetri
I fogli di rete devono sovrapporsi di almeno 10 cm. Si deve applicare una seconda rete di rinforzo nei punti critici, prevedibilmente più sollecitati.
La rete d’armatura del rasante, dev’essere:
ben tesa priva di pieghe far parte del sistema cappotto termico, assieme agli altri componenti posata dall’alto verso il basso
In casi molto particolari, si possono avere spessori di rasante fino a 9 millimetri, con all’interno 2 distinti e staccati, strati di rete d’armatura.
Per una buona rasatura, a regola d’arte, servono almeno 4 o 5 chilogrammi di rasante per metro quadrato di superficie.
La Finitura a Spessore
Ultimata la rasatura, l’ultimo elemento del Sistema è la Finitura a Spessore. Per intenderci, è quella che volgarmente potremmo chiamare ‘la tinteggiatura‘, perchè contiene anche l’elemento cromatico che conferisce l’aspetto finale all’edificio.
È giusto far presente che si possono realizzare rivestimenti particolari, sopra un cappotto termico, come l’effetto mattone faccia a vista, o la pietra ricostruita, ma, sono sistemi che devono essere opportunamente progettati e predisposti a monte, fin dall’inizio, per creare il Sistema con i necessari accorgimenti e aggiustamenti.
Non possiamo arrivare a fine lavori del cappotto pensato per una normale tinteggiatura, e chiedere di applicare un mattone ricostruito.
Anche la finitura a spessore è, come tutti i precedenti, un elemento compreso nel Sistema Cappotto Termico Esterno, fornito dallo stesso produttore. Ricordiamo ancora che, scegliere per la tinteggiatura un prodotto che non è parte del sistema, significa perdere la garanzia sull’intero pacchetto già eseguito.
La finitura a spessore, infatti, non è solo ‘tinteggiatura’, ha anche altre proprietà tecniche e prestazionali, e la scelta del colore non è totalmente libera. Quest’ultimo strato di finitura deve infatti rispondere ai seguenti requisiti:
avere un coefficiente di riflessione della luce, maggiore o uguale a 20, per evitare temperature troppo alte nel Sistema del cappotto termico. i colori devono essere fotostabili, e composti di soli pigmenti inorganici-ossidi. essere prodotti in modo specifico per i sistemi termoisolanti, e composti con la granulometria prescritta. avere un’alta idrorepellenza, e resistenza a muffe e formazioni vegetali parassite in generale.
Si possono realizzare anche pareti molto scure, persino nere, ma come per i rivestimenti ‘pesanti’, è necessario progettarlo fin dall’inizio, per adottare gli accorgimenti necessari, tra i quali l’uso di speciali sistemi termoriflettenti.
Il cappotto termico lavora con temperature che arrivano a 60-70° C. Un rivestimento molto scuro, senza i necessari accorgimenti, arriverebbe a 80-90° C.
Non si possono in alcun caso, usare:
l’idropittura, che non resisterebbe al tempo elastomeriche, perchè non lasciano passare il vapore, e non sopportano le elevate temperature estive raggiunte dal sistema
Nei fatti, l’unica finitura utilizzabile sopra un cappotto termico è l’intonachino termoplastico, con uno spessore minimo di 1,5 millimetri.
La finitura a spessore protegge l’intero Sistema. Per questo motivo, la regola dell’arte prevede che si applichi subito. Non va bene, finire la rasatura, e poi lasciare l’edificio mesi o anni, senza l’ultima finitura protettiva, perchè la si considera semplicemente ‘tinteggiatura’ non indispensabile.
Se non si applica subito, nel ciclo di cantiere, bisogna prevedere una protezione delle pareti, dalla pioggia battente e dal sole diretto. Diversamente, l’acqua piovana favorirà la proliferazione di micro organismi all’interno del cappotto.
Prima di applicare la finitura a spessore, bisogna attendere la perfetta essiccatura del rasante.
Se il rasante utilizzato è solo minerale, e non contiene resine, bisogna applicare la finitura a spessore in due mani; applicare la prima, attenderne l’asciugatura, e poi applicare la seconda.
Per iniziare la fase di finitura, bisogna avere le giuste condizioni climatiche, rispettando le prescritte temperature dell’aria, del supporto, e dei materiali usati.
Controllare i tempi e le superfici da trattare nella stessa fase di lavoro, per evitare delle riprese da un giorno all’altro, che sicuramente daranno luogo a ‘segni’ visibili, e anti estetici, a lavoro ultimato, dando adito a contestazioni da parte del cliente.
Il segno visibile, non provoca nessun danno di tipo tecnico. È ‘solo’ un elemento esteticamente sgradevole.
Quindi, programmare gli specchi da eseguire in un’unica fase lavorativa, e le linee di ‘rottura’.
Considerazioni
Alcuni costruttori sono ancora scettici, nei confronti del cappotto termico. La loro perplessità, è legata al dubbio sulla durabilità del materiale. Si chiedono “cosa sarà rimasto di quel ‘polistirolo’ tra 20 anni?”, e si riferiscono all’esperienza (nota agli addetti ai lavori) di chi ha avuto modo di ispezionare le intercapedini nei muri a ‘cassetta’ (i doppi muri con isolamento all’interno) realizzati negli anni ’70, e coibentati con il ‘polistirolo’: non ne è rimasta traccia, scomparso.
Vero. Tuttavia:
i materiali di oggi sono diversi, e più performanti, rispetti a 40-50 anni fa; il problema non cambia, con le soluzioni alternative.
Le soluzioni alternative, ormai sempre più diffuse, vedono l’uso dei blocchi-cassero in legno cemento, con il getto in calcestruzzo all’interno. Per ottenere classe A dell’edificio, si devono usare blocchi con all’interno uno strato isolante, che è sempre in EPS (‘polistirolo’).
Da parte nostra, riteniamo che la soluzione migliore rimanga il cappotto termico, rispetto ai casseri, per i seguenti motivi:
tra 20, 30 anni, o forse più, sul cappotto si interviene con estrema facilità, dall’esterno, e senza metodi invasivi. Dentro un muro in casseri di legno cemento, con all’interno una cavità irregolare (lasciata dal polistirolo), non è possibile intervenire. Si può solo -con le tecniche attuali- procedere con un insufflaggio di materiale sfuso, come la cellulosa, o di schiume, senza per altro avere la certezza di riempire e saturare completamente la cavità. il cappotto termico elimina in modo uniforme quasi tutti i ponti termici, con la sola esclusione dei poggioli, cornici, e sporti vari, per i quali bisogna adottare appositi prodotti ormai diffusamente presenti nel mercato edilizio. La performance del cappotto è uniforme sull’intera superficie. Il muro in casseri invece, è composito, con un’alternanza di legno, EPS, calcestruzzo, che costituisce una scacchiera stratigrafica, avente diverse caratteristiche coibentanti. non a tutti può interessare un ultimo aspetto, ma chi scrive non vivrebbe e soprattutto non dormirebbe mai, in un edificio la cui ‘scatola esterna’ sia formata da una rete d’acciaio che forma una gabbia metallica, perchè totalmente contraria ai criteri della bioedilizia, in cui crediamo. Non per una questione di principio, ma per oggettive cause-effetto, delle quali non è questa la sede opportuna per una trattazione.
Con questo, abbiamo finito la descrizione generale, di cosa sia un Sistema Cappotto Termico Esterno. In séguito, valuteremo alcuni post relativi ai diversi materiali isolanti utilizzabili, o ai dettagli costruttivi nei punti critici, come l’attacco della zoccolatura a terra, al tetto, o ai serramenti.
Quì sotto, il video del Webinar (lezione on-line, in video conferenza, con il docente e i partecipanti, di fronte al monitor, ognuno nel proprio ufficio) realizzato da Cortexa. Per vostra informazione, nel canale YouTube di Cortexa, trovate altri webinar relativi al sistema cappotto.
IFrame Prezzi Cappotto
Riceviamo molto spesso delle email con richieste di preventivi per cappotti, provenienti non solo da fuori provincia, ma anche da fuori regione e da fuori Italia.
Un’altra richiesta frequente, è un consiglio su come trovare un’impresa nella propria zona, che esegua cappotti usando i metodi descritti in questo articolo.
Dopo un buon numero di richieste in tal senso, abbiamo pensato di inserire qui, ciò che normalmente rispondiamo in posta elettronica. Come fare un Preventivo per Cappotto Termico
In generale, riteniamo ci sia un errore di fondo nell’approccio che hanno i privati quando intendono eseguire un cappotto.
Pensando -erroneamente- che:
esista un unico cappotto universale sempre uguale per tutti; una zona di cantiere sia uguale a un’altra; tutti gli edifici siano uguali tra loro per caratteristiche e implicazioni tecniche esecutive;
Credendo questo, il privato chiama svariate ditte chiedendo semplicemente “quanto costa il cappotto?”.
Non funziona così. Ognuno è libero di credere quel che ritiene, e agire di conseguenza ma, riteniamo che questo sia un approccio sbagliato e foriero di numerosi successivi problemi. In ogni caso, è improbabile che un approccio di questo tipo possa poi concretizzarsi in un’effettiva realizzazione del lavoro.
Una lavorazione edilizia, non è un oggetto industriale prodotto in serie e acquistabile in ogni parte del mondo via Amazon. E’ un lavoro fatto a mano, da operai, in ogni singola e diversa zona. Il vero preventivo può esser fatto solo da un’impresa che viene sul posto, vede concretamente cosa c’è da fare, e si impegna a fare quel lavoro, per quel prezzo.
Facciamo un solo esempio su tutti: fare un cappotto termico su un edificio di forma cubica, con poche finestre, nessuna cornice o poggiolo (balcone) o sporto o altro, bordi attorno alle finestre (magari in pietra, sporgente), modanature, bugnature; non è la stessa cosa, e non ha lo stesso costo, di un cappotto da eseguire su un edificio che al contrario ha una forma irregolare, con vari angoli e spigoli, molte finestre, decori, bordi, sporti, e tutti quelli elementi architettonici sui quali bisogna lavorare, trovare soluzioni tecniche, e in sostanza spendere tempo, materiale, e quindi denaro.
Poi, avviare ed eseguire un cantiere per fare 100 metri quadri di cappotto, non ha gli stessi costi di un cantiere per fare 1.000 metri quadri, anche a parità di difficoltà delle pareti.
Nessuna impresa seria, farà un preventivo per una casa mai vista, lontana, in un contesto che non conosce, e dove non potrebbe in ogni caso andare. Quindi, come dovremmo procedere?
La prima cosa da fare, è chiamare un termotecnico, e non un’impresa. L’impresa è solo un’esecutrice, non una calcolatrice di ponti termici o di ‘punti rugiada’. Un termotecnico preparato, farà l’esame dell’edificio esistente, valuterà se e quale sistema a cappotto sia opportuno, e con quali benefici termici-economici finali. Tra l’altro, il suo apporto è quasi sempre necessario per svolgere le pratiche legate agli sgravi fiscali, oltre alla produzione dell’attestato di prestazione energetica, finale.
Il termotecnico è un progettista; non di un edificio, ma dei componenti legati all’efficienza energetica (impianti, cappotto, serramenti, ecc.). Sceglierà i materiali più idonei per quell’edificio, e per ottenere quel risultato atteso; il tutto discusso assieme al committente, tarando l’intervento e i prodotti, in base al risultato atteso e al budget disponibile. Infine, predisporrà un bel Computo Metrico, preciso e dettagliato, con elencate tutte le lavorazioni da eseguire, i materiali (anche con marca e prodotto).
A questo punto, si potrà dare copia del Computo Metrico a 5 o a 100 ditte, per fare altrettanti preventivi, che -cosa importante- saranno realmente confrontabili tra loro, perché conterranno prezzi basati tutti sullo stesso identico oggetto. Diversamente, si potrebbero avere 100 preventivi fatti uno per le mele, e l’altro per le pere, non oggettivamente confrontabili.
Il termotecnico ha un costo, certo. Ma questa è l’unica strada corretta. Tutte le altre strade seguite per risparmiare qualcosa, finiranno ineluttabilmente in un nulla di fatto, in maggiori costi finali, se non addirittura in contenziosi legali.
Sperare di trovare l’impresa che in base ‘alla sua esperienza’ esegua i calcoli al posto del termotecnico (risparmiandone così il costo), usi il buon prodotto con la buona regola, e che lo faccia a un prezzo basso, perché la si è trovata in internet, è una prassi molto diffusa ma ingenuamente utopistica.
Importante, è non sbagliare nella scelta iniziale del termotecnico. Anche in questo caso, è consigliabile non fare una scelta basata solo sull’onorario del professionista, ma farla solo sulla sua competenza. Non bisogna commettere l’errore di credere che un progettista valga un altro. Non è così. Ci sono quelli davvero preparati, e quelli che ‘si buttano nel business’. Costano poco, ma il loro lavoro non è quello di dare un risultato competente, quanto quello di produrre carte con un software. Come trovare un’impresa nella propria zona
In questo articolo abbiamo descritto la modalità esecutiva a regola d’arte secondo il manuale Cortexa. Se si desidera trovare un’impresa locale che adotti questi prodotti e questa regola dell’arte, il nostro consiglio è:
Individuare il ‘rappresentante’ di zona per una delle aziende del consorzio Cortexa. È lecito ritenere infatti, che se un’impresa acquista i prodotti di quest’azienda, li applicherà seguendo le indicazioni della stessa. Contattare il rappresentante di zona, e farsi indicare una o più imprese edili alle quali vende normalmente i prodotti.
Per individuare l’agente di zona della IVAS (una delle aziende del consorzio Cortexa) consultare questa pagina. Prezzo di un cappotto
Per tutti i motivi appena descritti, non è possibile indicare ‘un prezzo’ a metro quadro. Verrebbe preso come riferimento universale, considerato alto o basso, confrontandolo con il nulla. Ci rendiamo conto che può sembrare antipatico ma, la realtà è che un cappotto termico, come qualsiasi altra opera edile, ha il suo giusto costo; che non è il più basso, ma quello che prevede un dato risultato con un dato prodotto, in una data zona, a un dato prezzo.
Per fare questo, bisogna avere quel budget disponibile. Se non lo si ha, è inutile ‘cercare in internet’ (dove si pensa di trovare anche l’impossibile) o sperare negli amici degli amici. Semplicemente, si rinuncia.
Ultimo ma non ultimo: la normativa sull’efficienza energetica è costantemente in fase di modifica, e quel che andava bene ieri, non va bene oggi, e quasi certamente non andrà bene domani. Questo non dipende ne dalle imprese esecutrici, ne dai termotecnici. È l’Europa politica, che ci cala dall’alto le Leggi. A ognuno, la scelta, se fare le cose seguendo le regole, o farle alla ‘Dio ce la mandi buona’.
Cappotto termico interno o esterno?
Il cappotto termico negli edifici gioca sicuramente un ruolo di prim’ordine, questo perchè il suo compito principale è quello di fornire un valido isolamento termico proprio all’interno dell’abitazione in questione.
Grazie a tale intervento si andrà di conseguenza ad evitare la cosiddetta dispersione del calore, in quelli che saranno i mesi più freddi, ma anche la mancanza di aria fresca se parliamo di mesi decisamente più caldi.
Se il vostro obiettivo sarà quello di procedere con una ristrutturazione casa, forse occorrerà proprio investire su di un cappotto termico ed a tal proposito bisogna tenere ben a mente che ne esistono due tipologie ben precise.
Vale a dire una più economica che si potrà installare proprio all’interno della casa ed una che costa un pochino di più ma che sarà quella esterna.
Differenza del cappotto termico interno ed esterno
Cerchiamo di distinguere meglio le due tipologie:
Perchè se la prima sarà molto più economica, va anche detto che si compone di materiali isolanti particolari, come ad esempio il polistirene, la lana ed il cartongesso, insomma, materiali che tutto sommato, per un cappotto termico del genere, riescono ad isolare termicamente anche stanze singole, il che non è male.
Il secondo cappotto termico, invece, ha un costo maggiorato, ma presenta anche innumerevoli pregi, a partire proprio dal fatto che stiamo parlando di una soluzione che grazie alle sue caratteristiche riesce addirittura a rivestire ed isolare l’intera casa, andando a coprirne ogni sua parte.
Solitamente il miglior cappotto termico, quello esterno, al momento, è quello realizzato con tutti i crismi, utilizzando dei materiali chiamati conduttori, che se li analizziamo nello specifico, noteremo che sono per lo più fibrosi, come ad esempio la lana di vetro.
La scelta dunque dovrete farla voi, non solo valutando quello che sarà il risultato che vorrete ottenere, ma anche in base al budget che vi siete prefissati, magari puntando su una delle tante ditte sul territorio, che sarà in grado di offrirvi un lavoro fatto proprio a regola d’arte.
A tal proposito vi consigliamo di interpellare, per l’appunto, imprese specializzate che sicuramente vi sapranno consigliare nel modo migliore e a cui potete chiedere preventivi gratuiti e non impegnativi.
Aziende Isolamento A Cappotto Italia – Edilnet.it
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Isolamento Termico: Tutto quello che occorre sapere: Chi pensa che il risparmio di energia, e quindi di soldi in bolletta, dipenda dal sistema di riscaldamento, assume un punto di vista sbagliato, tale da trasformarsi in un boomerang.
Tra le conseguenze logiche di questo errore di prospettiva, c’è ad esempio un comportamento altrettanto errato come quello di spegnere l’impianto il più possibile al fine di limitare la spesa.
Il vero risparmio energetico è invece conseguente dal grado di isolamento termico della nostra abitazione, ovvero dalla serie di provvedimenti grazie ai quali un immobile viene predisposto in modo da non consentire l’entrata o il rilascio di aria.
L’ isolamento termico è fondamentale sia in estate, impedendo alla temperatura interna di salire troppo, che nel corso dell’inverno, evitando che i ponti termici consentano il passaggio di aria fredda e quindi un notevole abbassamento della temperatura creata.
Basti pensare al proposito che in base a recenti studi, per un appartamento di 120 metri quadri del Nord Italia, di classificazione energetica A, si spendono ben 1600 euro in meno per il riscaldamento rispetto a uno di classe G.
Cifra che si attesta a 976 euro nell’Italia insulare, grazie al fatto che gli inverni più miti riducono sensibilmente il fabbisogno energetico.
L’ isolamento termico si riflette anche sulla classe energetica dell’immobile
L’importanza dell’isolamento termico è ormai considerata decisiva.
A dimostrarlo è proprio il fatto che esso sia premiato dalle generose detrazioni fiscali per gli interventi di ristrutturazione che lo perseguono, che hanno permesso al nostro Paese di conseguire un elevato grado di efficienza energetica degli edifici.
Non va poi dimenticato che l’ isolamento termico aiuta ad elevare la classe di riferimento dell’immobile interessato, un fattore ormai obbligatorio nelle compravendite immobiliari, e di conseguenza anche il suo valore di mercato.
Ecco perché gli interventi tesi a coibentare le abitazioni vanno considerati non come una spesa, ma alla stregua di un vero e proprio investimento.
Occorre isolare, prima di creare comfort abitativo
Avere una casa efficiente dal punto di vista energetico, può rivelarsi un grande vantaggio.
Basti pensare che secondo gli esperti, per avere un’abitazione dotata di ottime caratteristiche in tal senso si spende in bollette meno della metà delle risorse necessarie quando l’immobile è scarsamente isolato.
Se prima non si persegue l’ isolamento termico anche l’adozione di un impianto di climatizzazione o per la termoregolazione molto efficiente può presto trasformarsi in un investimento improduttivo.
Di converso, un’abitazione di classe energetica A, quindi isolata a dovere dal punto di vista termico, permette di comprimere i consumi di energia anche ove sia presente un dispositivo non molto avanzato da un punto di vista tecnologico.
Se prendiamo come punto di riferimento un periodo di medio termine, ad esempio dieci anni, l’ isolamento termico consente risparmi tra i 15 e i 20mila euro.
Si tratta di cifre molto importanti, tali da consigliare interventi che peraltro saranno ricoperti in gran parte dalle detrazioni fiscali.
Puntare invece su dispositivi per la termoregolazione che peraltro costano molto (basti pensare che una caldaia a condensazione comporta una spesa doppia rispetto ad un modello convenzionale), senza prima adeguare l’abitazione è una scelta alla fine senza senso, in quanto l’eventuale risparmio avverrà su un consumo che sarà comunque notevolmente più alto di quello necessitante per un’abitazione efficiente dal punto di vista energetico.
Cappotto termico esterno: Come realizzarlo
Proteggere la propria casa dalle dispersioni di calore nell’inverno e dell’aria fresca in estate è la prerogativa di chi va a realizzare un cappotto termico esterno.
L’isolamento a cappotto termico infatti è un fattore molto importante e la realizzazione di un cappotto termico esterno si presenta la soluzione perfetta sia per proteggere la casa sia per risparmiare sui consumi energetici.
Inoltre, è anche possibile beneficiare degli sconti fiscali previsti dalla normativa vigente, che consentono di recuperare fino al 65% dell’investimento.
Montaggio dei pannelli isolanti
Come procedere per la realizzazione di un cappotto termico esterno?
Prima di tutto occorre preparare la parete esterna prima di procedere all’applicazione dei pannelli isolanti: se la parete presenta crepe o punti di rottura, è opportuno intervenire con della malta per chiudere quelle che potrebbero dare luogo ad eventuali infiltrazioni.
Dopo che la malta si è asciugata, occorre pulire bene la parete, fino a renderla uniforme.
Per un’operazione perfetta, la soluzione migliore sarebbe quella di utilizzare un’idropulitrice, così da togliere via con l’acqua tutte le impurità.
Poi è possibile procedere all’installazione dei pannelli isolanti, che vanno incollati con degli appositi adesivi, studiati proprio per renderli resistenti alle intemperie e a gli sbalzi di temperatura.
Posa dei pannelli isolanti
Per la realizzazione di un buon cappotto termico esterno è opportuno cominciare la posa dei pannelli dal basso, facendo attenzione a non lasciare libero alcuno spazio di intonaco, così da evitare la formazione di ponti termici.
Dopo aver posato il pannello, rimuovere con cura l’adesivo fuoriuscito dal bordo e riempire le fughe con un sigillante acrilico, avendo cura di chiudere bene i pannelli.
Il cappotto termico si può anche dipingere nel colore preferito, utilizzando una pittura adatta per esterni, che sia antimuffa e antimuschio.
Con il cappotto termico esterno la differenza si sente e non solo la temperatura negli ambienti interni sarà piacevole in ogni stagione ma anche le bollette saranno più leggere.
Per saperne di più o per avere preventivi gratuiti sul cappotto termico esterno, contatta gli esperti del settore
Vantaggi e costi
Come realizzare l’isolamento termico a cappotto delle pareti, esterno ed interno, dalla scelta dei pannelli alla preparazione del fondo, dall’incollaggio dei pannelli alla posa della rete d’armatura, alle mani di rasatura e finitura.
L’isolamento a cappotto detto anche cappotto termico o ancora cappotto isolante, è una tecnica di isolamento termoacustico degli edifici che si realizza con l’applicazione dei pannelli isolanti su una delle due facciate della parete. Per intenderci, i pannelli non vengono inseriti a sandwich all’interno della parete, ma applicati su una delle due facciate (isolamento a cappotto esterno e isolamento a cappotto interno). E’ una tecnica che assicura risparmio di energia, rispetto per l’ambiente e confort abitativo, isolando sia dal caldo che dal freddo.
Approfondisci quali sono i materiali per l’isolamento termico.
Isolamento a cappotto: caratteristiche tecniche.
A parte l’attenzione per il risparmio energetico, il cappotto termico nasce dalla considerazione che per un ambiente confortevole e salubre non è sufficiente riscaldare l’aria, bensì bisogna riscaldare anche la struttura, dal momento che la temperatura avvertita dall’organismo è la media delle due temperature.
- Con l’isolamento dall’esterno, i muri perimetrali accumulano calore che restituiscono man mano all’ambiente, circostanza che consente di ridurre le ore di riscaldamento, assicurando un risparmio di combustibile.
- Soluzione innovativa per isolare le costruzioni esistenti, il cappotto termico applicato alle nuove costruzione consente di ridurre lo spessore dei muri perimetrali a beneficio della superficie interna utile.
L’isolamento a cappotto non è compatibile con muri che presentano problemi di umidità di risalita.
Vantaggi e svantaggi dell’isolamento a cappotto esterno.
Molto più diffuso rispetto a quello realizzato dall’interno, il cappotto termico esterno consiste nel rivestire l’intera superficie esterna del fabbricato con pannelli isolanti, da incollare e/o fissare con tasselli, dopo la posa di una rete di armatura, cui seguono operazioni quali intonacare, pitturare e sigillare lungo il perimetro degli infissi per evitare infiltrazioni. Tale tipo di isolamento presenta vantaggi ma anche qualche svantaggio:
- può essere realizzato senza arrecare fastidi agli abitanti dello stabile, che non si vedono costretti a lasciare l’immobile, e senza ridurre la cubatura degli ambienti interni.
- Consente alla muratura di accumulare calore che restituisce lentamente una volta spento il riscaldamento.
- Previene fenomeni di muffa e condensa e protegge la struttura dell’edificio dall’usura e dal degrado.
- Abbatte i rumori e previene crepe e spaccature.
- E’ più costoso del cappotto termico interno e più impegnativo da posare.
Vantaggi e svantaggi dell’isolamento a cappotto interno.
Rispetto a quello realizzato dall’ esterno il cappotto interno:
- è più economico, in quanto si risparmiano i costi dei ponteggi;
- consente agli edifici di conservare le caratteristiche architettoniche esterne;
- può essere realizzato anche da un solo condomino;
- presenta lo svantaggio di ridurre la superficie interna;
- crea disagio agli inquilini che si vedono costretti a liberare l’immobile;
- è meno efficiente, perché non consente alla muratura di accumulare calore;
- richiede interventi sugli impianti, in particolare quello elettrico.
Risulta indicato per una casa abitata saltuariamente, da riscaldare velocemente, per la quale diventa trascurabile la velocità con la quale si raffredda, una volta spento il riscaldamento.
Isolamento a cappotto, quanto costa?
Il costo indicativo per realizzare l’isolamento termico a cappotto spazia dai 40 ai 50 euro a mq per un lavoro comprensivo di rivestimento di finitura, eseguito con pannelli di polistirolo espanso sinterizzato (EPS), utilizzati nella quasi totalità degli isolamenti, perché i più economici.
Il prezzo può lievitare notevolmente utilizzando pannelli naturali con elevate prestazioni.
In rete ho letto di offerte a 25-30 euro a mq, comprensive di posa in opera con tasselli da 8cm su un supporto di malta adesiva, in ragione di 5Kg a mq, escluso il ponteggio.
L’offerta si riferisce a pannelli di polistirene espanso, spessore 5cm.
Alla posa dei pannelli, segue la posa della rete in fibra di vetro, 2 mani di rasatura ed il rivestimento di finitura con rasante plastico colorato, in ragione di 1,5Kg a mq.
Considerazioni sulla posa del cappotto termico.
Scelta dei pannelli.
La scelta dei pannelli, per spessore e tipologia, è il risultato di calcoli che tengono conto del tipo di edificio (nuovo, vecchio, stato in cui si trova, vetustà, ecc), della zona climatica, della destinazione dello stabile e così via. Non esiste un pannello che possiede le caratteristiche in grado di soddisfare tutte le esigenze.
Un buon pannello per cappotto termico oltre all’isolamento termico, deve assicurare un buon isolamento acustico e deve avere le seguenti caratteristiche :
- buon isolamento termoacustico,
- buona resistenza meccanica, in particolare per i pannelli a livello stradale soggetti a urti da parte di persone e veicoli,
- buona resistenza al fuoco,
- buona traspirabilità e capacità di assorbimento dell’acqua,
- buona stabilità con riguardo alle variazioni dimensionali e deformazioni che il pannello può subire con il tempo, perché non ben stagionato o per la presenza di inconvenienti, come umidità, escursioni termiche, ecc,
Il risultato di un buon isolamento, oltre che dalle caratteristiche tecniche dei pannelli, dipende dai supporti di ancoraggio, dall’incollaggio dei pannelli, dal sistema di finitura.
Preparazione del fondo:
- In presenza di una tradizionale muratura intonacata, bisogna rimuovere e quindi ripristinare le parti di intonaco sollevate, che non presentano una buona aderenza al supporto sottostante. Se necessario bisogna provvedere anche ad un’accurata spazzolatura seguita da un lavaggio con acqua in pressione.
- In presenza di spaccature significative, che possono essere conseguenza di movimenti del fabbricato (ad es. cedimento della fondamenta per la presenza d’acqua), prima di qualsiasi intervento è indispensabile accertarsi delle cause.
- In presenza di pareti in calcestruzzo, in genere è sufficiente un buon lavaggio con acqua in pressione. Ovviamente se le strutture sono fatiscenti, con tondini di ferro scoperti e arrugginiti, bisogna procedere ad un intervento di risanamento della struttura, prima di intraprendere qualsiasi lavoro.
- In presenza di una muratura in pietra o mattoni faccia a vista, con una superficie particolarmente porosa, potrebbe risultare utile una mano di primer a base di resine acriliche da applicare a spruzzo o col pennello, come potrebbe risultare indispensabile procedere al riempimento delle linee di fuga tra i vari elementi, con una malta specifica al tipo di muratura, o addirittura in presenza di superfici caratterizzate da assenza di planarità e evidenti errori di verticalità, prevedere un normale intonaco.
Sistema di incollaggio:
L’incollaggio dei pannelli avviene con adesivi speciali, assicurandosi che i pannelli non presentano una superficie particolarmente liscia e che l’adesivo non finisca nei giunti tra i vari pannelli, creando potenziali ponti termici.
Per la posa si inizia partendo dal basso, disponendo i pannelli con il lato più lungo in orizzontale e sfalsando i giunti verticali, dopo aver sistemato i profili di partenza.
Per massimizzare la superficie di contatto tra il supporto e l’adesivo e tra quest’ultimo ed il pannello, dopo la posa con il frattazzo, bisogna esercitare una certa pressione sul pannello, controllandone la planarità con una staggia.
L’incollaggio viene integrato con il fissaggio meccanico a mezzo tasselli, in presenza di intonaci non perfettamente coesi con la muratura.
Per l’esecuzione dei lavori, bisogna optare per una stagione calda per migliore la tenuta dell’adesivo.
La rete d’armatura.
La rete d’armatura protegge il cappotto da eventuali spaccature conseguenza di sollecitazioni causate dalle escursioni termiche tra le due superfici del pannello.
Rasatura, mano di primer e rivestimento di finitura.
- per lo strato di rasatura, spessore 3-5mm, da realizzare in due mani, bisogna aspettare 36-48 ore dall’incollaggio dei pannelli;
- quando l’adesivo risulta completamente asciutto, segue il rivestimento di finitura, a base di resine acriliche o viniliche, preceduto da una mano di primer che ne assicura uniformità di colore;
- il rivestimento di finitura deve presentare una certa consistenza, rispetto alla tradizionale tinteggiatura, in grado di assicurare una buona protezione del cappotto dagli agenti atmosferici.
Sintesi dell’iter operativo.
Ipotizzando di intervenire su pareti regolarmente intonacate e che l’intonaco si presenta in condizioni ottimali, in grado di ricevere il cappotto termico, senza alcun intervento di riparazione e preparazione, la realizzazione dell’isolamento a cappotto prevede il seguente iter:
- Ancoraggio dei profili di partenza e applicazione del supporto, consistente in una malta adesiva, in ragione di 4-5Kg a mq.
- Posa dei pannelli sul supporto adesivo (incollaggio) integrando l’ancoraggio con viti e tasselli da 8-10cm, in funzione dello spessore del pannello, del tipo e stato della muratura.
- Posa della rete d’armatura in fibra di vetro o metallo.
- Seguono 2 mani di rasatura, una volta che l’adesivo risulta completamente asciutto (dopo 36-48 ore circa), in ragione di 1,5-2Kg circa per mq.
- Una mano di finitura colorata a base resine acrilica (rivestimento plastico murale), conclude il lavoro.
Cappotto termico interno: quanto costa
Vantaggi del cappotto termico interno
Realizzare un cappotto termico interno ha tanti vantaggi:
- primo fra tutti quello di abbattere le dispersioni termiche verso l’esterno e diminuire di conseguenza i costi del riscaldamento in inverno e del condizionamento in estate.
Inoltre, il cappotto termico interno impedisce anche la formazione di condensa che di solito affaccia sulle pareti fredde e contribuisce a far sorgere la muffa.
Oltre a tutti questi vantaggi, rallenta il processo di degrado dei muri e dona alla casa un aspetto estetico totalmente rinnovato.
Per agevolare la realizzazione di una cappotto termico esistono degli sconti fiscali che consentono di recuperare le spese sostenute nel corso degli anni.
Vari materiali per cappotto termico interno
Il cappotto termico interno può essere realizzato con diversi tipi di materiali isolanti come polistirene e cartongesso o lana.
Per scegliere il materiale più adatto alle proprie esigenze è bene farsi consigliare da un tecnico esperto in efficienza energetica, che farà un sopralluogo della casa per determinare le dovute soluzioni da sfruttare.
E’ importante considerare l’utilizzo di pannelli di ottima qualità per usufruire di elevate prestazioni e raggiungere efficacemente l’obiettivo di evitare dispersioni e infiltrazioni.
Costi del cappotto termico interno
Isolare le pareti dall’interno, quindi realizzare un cappotto termico, è un procedimento non troppo difficoltoso e neanche troppo costoso.
Gli interventi possono essere fatti anche in una singola stanza e il costo può variare dai 40 ai 50 euro al mq, a seconda del materiale scelto e della tipologia di posa in opera.
Di solito il prezzo di un preventivo esclude l’intonaco, che va pagato a parte.
Per accertarsi del reale costo di un cappotto termico interno basta farsi fare un preventivo gratuito e senza impegno per capire a che tipo di spesa complessiva si va incontro.
Isolamento termico: Costi e risparmio energetico
L’ isolamento termico, risolve il problema della dispersioni termiche all’interno di casa vostra, permettendovi di risparmiare notevolmente sia sulla bolletta del riscaldamento che su quella del condizionamento.
Inoltre i consumi energetici degli edifici, si possono ridurre fino all’80%.
Gli interventi ristrutturali di isolamento termico, si possono effettuare su tetto, pareti e pavimenti.
Isolamento termico a cappotto
Con questo tipo di isolamento termico, le pareti possono essere isolate sia all’esterno che all’interno.
L’ isolamento termico esterno, è quello più costoso, e prevede inoltre l’allestimento di un cantiere.
Mentre quello interno è più rapido ed economico.
In linea di massima questo tipo di interventi possono costare dai 55 ai 75 euro per metro quadro.
I risparmi sulla bolletta però sono immediati: per esempio, per una casa con consumo di 1400 metri cubi di gas e bolletta annua di 1200 euro, si potrà arrivare anche a pagare circa 400 euro all’anno in meno.
Isolare tetto, soffitto e pavimenti
Quelli che necessitano maggiormente di isolamento termico, sono i pavimenti che si trovano spora ad uno spazio non riscaldato, quali porticati, cantine e garage.
Lo stesso vale anche per i soffitti di abitazioni che si trovano all’ultimo piano o al livello inferiore di sottotetti non abitati.
Per ciò che riguarda i soffitti, si possono utilizzare pannelli, feltri oppure materiali sfusi, per i pavimenti invece, sono necessari materiali come pannelli di poliestere.
Un intervento di questo genere, costa dai 40 ai 60 euro al metro quadro, e possiamo riscontrare un risparmio energetico pari al 15%.
Per quanto riguarda le superfici esterne, si rivela essere il tetto il maggiore responsabile delle dispersioni di calore in inverno, o aumento delle temperature in estate.
Anche in questo caso l’ isolamento termico del tetto, può essere esterno o interno.
Il costo può andare dai 40 euro per il primo caso, fino a 80 euro nel secondo.
L’energia risparmiata, realizzando l’isolamento del tetto, è del 20%.
Decidere di isolare termicamente la vostra abitazione, oltre ad un provato risparmio energetico, vi donerà una casa molto più accogliente dove abitare, nella quale non patirete più né il freddo né il caldo.
Cappotto termico, spesa o investimento?
Il problema dell’umidità nelle nostre abitazioni è estremamente importante.
La presenza di ponti termici nella casa, può infatti vanificare anche l’adozione di infissi di elevata qualità e di dispositivi per la termoregolazione di ultima generazione.
La presenza di punti deboli attraverso i quali l’umidità si infiltra, riducendo drasticamente il comfort abitativo rappresenta un difetto strutturale che va assolutamente eliminato, in quanto va infine a riflettersi sulle bollette energetiche, spingendo a consumi maggiori di quanto non sarebbe invece necessario.
Uno dei modi migliori per affrontare il problema è il cappotto termico: andiamo dunque a vedere di cosa si tratti e perché la sua adozione possa infine tradursi in un vero e proprio investimento.
Cos’è il cappotto termico
Il cappotto termico è l’intervento teso ad aumentare l’efficienza energetica di un’abitazione applicando dei pannelli isolanti di materiale vario che vengono a loro volta ricoperti da un collante e da uno strato protettivo e teso alla finitura, realizzato con particolari intonaci.
Può essere interno o esterno, con il secondo che è preferibile in quanto non riduce la superficie calpestabile, ma non è sempre possibile poiché può essere impedito da vincoli paesaggistici e architettonici, oppure dai regolamenti condominiali.
I vantaggi assicurati dal cappotto termico, sono i seguenti:
– si realizza l’isolamento termico, sia dal freddo che dal caldo;
– si aumenta la traspirabilità dell’immobile, permettendo un più facile deflusso dell’umidità in eccesso;
– si realizza l’isolamento acustico dell’abitazione, soprattutto in riferimento ai rumori aerei;
– si concretizza una maggiore stabilità dimensionale, aumentando la durata dell’immobile nel tempo, riducendo il rischio di fessure;
– si realizza una maggiore protezione dal fuoco in quanto il cappotto termico non lo alimenta e non propaga le fiamme.
Quanto costa il cappotto termico
Il costo di un cappotto termico, interno o esterno, si aggira nell’ordine di svariate migliaia di euro e dipende naturalmente dall’entità dei lavori, oltre che dal materiale isolante utilizzato.
Ad esempio, in una villetta unifamiliare di 200 metri quadri, usando i pannelli in EPS bianco si arriva intorno ai 12mila euro che possono diventare 13.400 nel caso si ricorra alla lana di vetro o 14.600 ove invece si opti per la lana di roccia.
Come una spesa può diventare investimento
Le cifre ricordate, che sono effettivamente alte, assumono però un’altra forma ove si abbia la possibilità di ricorrere alle detrazioni fiscali, attestate al 65% anche per il 2016 e ormai in fase di conferma per il prossimo anno.
Chi compila la dichiarazione dei redditi, può infatti veder calare a 4.200 gli euro necessari per il cappotto fiscale nel caso utilizzi l’EPS bianco, a 4.700 ove opti per la lana di vetro e a 5.100 nel caso della lana di roccia, in quanto il resto gli sarà restituito dallo Stato in dieci rate annuali di eguale importo che saranno scalate dall’IRPEF dovuta.
A questa opportunità, si va poi ad aggiungere il discorso relativo all’aumento di valore dell’immobile che si realizza grazie al cappotto termico, grazie al conseguimento di una migliore classe di efficienza energetica, un parametro ormai obbligatorio nelle compravendite immobiliari. Inoltre l’eliminazione dei ponti termici aiuta ad alleggerire le bollette energetiche, anche in maniera sensibile, mantenendo più a lungo il comfort creato all’interno dell’immobile.
Proprio il combinato disposto tra detrazioni fiscali, miglioramento della classe energetica e abbattimento dei costi in bolletta fanno capire perché un intervento di ristrutturazione di questo genere sia ormai considerato alla stregua di un investimento, più che come una spesa.
Quanto costa isolare la casa?
Quasi tutti siamo insofferente ai rumori esterni tali da renderci la vita quotidiana un continuo caos, cercando in tutti i modi un rimedio per tale problema.
Una delle soluzioni per risolvere il rumore acustico esterno potrebbe essere, forse l’unica adatta è, quella di isolare la casa.
Ma quanto costa isolare la casa?
Proviamo a darvi qualche idea sul costo per isolare la casa.
Non tutti dispongono di un budget per affrontare una spesa simile anche se questa soluzione potrebbe, risultare essere una delle migliori fatte fino a quel momento, per un futuro risparmio economico.
Anche perchè questo intervento ci farà risparmiare da subito sulla bolletta energetica ed aumenta il nostro comfort abitativo.
Se optiamo di isolare la casa dobbiamo prendere in considerazione che tutto dipende dalla superficie dell’immobile.
Se si sceglie un isolamento totale, le cifre da spendere non sono affatto economiche.
Per esempio 15 mq di normale controsoffittatura costa circa 480 euro, invece una controsoffittatura insonorizzante al 65% ne costa 1500.
Questo esempio riguarda una insonorizzazione parziale, se invece se invece optiamo per una totale, occorre l’intervento di un tecnico.
Secondo degli studi per un bilocale di 70mq il costo si aggira intorno ai 1000 euro, invece per un trilocale di 95mq la cifra è di circa 1300 euro.
Insonorizzazione totale
Per un insonorizzazione totale, di una normale casa, con buoni materiali e il lavoro di tecnici, la spesa totale sarà circa di 35 mila euro.
Ovviamente questi sono costi approssimativi, ogni casa ha le sue caratteristiche.
Prima di tutto si deve capire da dove proviene il rumore, per evitare di insonorizzare stanze che in realtà non hanno. Inoltre se il rumore viene dal basso , si può isolare solo il pavimento.
Al contrario, si dovrà fare se il rumore proviene da una stanza di fianco, o da fuori.
Tra tutti i pro e i contro, dell’isolare casa c’è anche da considerare il fatto che andando a insonorizzare la parete con dei pannelli, la parete diventerà più spessa e quindi lo spazio interno delle stanze, si ridurrà notevolmente.