Quella dell’elettricista è una figura ormai dimenticata?
L’elettricista è una figura importante che da anni lavora per cercare di alzare il più possibile il livello di sicurezza in qualunque abitazione e/o ufficio, ma si sa, con l’arrivo della tecnologia, molte figure pian piano stanno scomparendo o addirittura si stanno dimezzando, sarà questo il caso?
La risposta è NO
L’ elettricista conserva sempre la sua utilità e riesce ad offrire un contributo validissimo, ecco perché occorrerà contattarlo, in questo modo si andranno ad evitare eventuali problematiche future.
Con le moderne attrezzature, di lavoro ce ne sarà sempre tanto, ma sarà ancor più controllato, in questo modo, non solo l’elettricista e tutto il suo staff potranno lavorare al meglio, ma si avrà anche un’opportunità reale di poter contare su un livello di sicurezza sempre più elevato!
Intervento lampo? Su quale elettricista bisognerebbe puntare?
Succede spesso di aver bisogno di una figura specifica in un lasso di tempo ristretto, motivo per cui sarà opportuno avere le idee ben chiare e cercare di effettuare la scelta migliore.
Ammettiamo che nella nostra abitazione si verifichi un problema elettrico, in questo caso sarà opportuno contattare un bravo elettricista, oppure un’azienda specifica che ci metterà a disposizione il suo team di esperti, ma sarà pur sempre opportuno effettuare una scelta mirata!
Prima di ciò, richiedete dei preventivi online, in questo modo avrete le idee ben chiare e potrete scegliere a chi affidarvi senza particolari problemi.
Inoltre, cercate di puntare solo su quelle figure che operano nella vostra regione o ancor meglio nel vostro paese, in questo modo avrete un intervento tempestivo ed il costo sarà decisamente più basso rispetto ad una figura che dovrà arrivare da un’altra regione o da un comune molto distante dal vostro!
Dichiarazione di rispondenza impianto elettrico
La sicurezza dell’impianto elettrico, dipende in particolare dal fatto che esso risponda in maniera stringente ad una serie di requisiti stabiliti per legge al fine di limitare i pericoli connessi al suo utilizzo.
In pratica, per essere a norma, un impianto elettrico dovrebbe essere certificato da un tecnico specializzato e abilitato, tramite la Dichiarazione di conformità.
A stabilirlo è il decreto legge 37 emanato nel 2008, che limita peraltro il campo dei tecnici in grado di rilasciarla, affermando in pratica il principio che l’elettricista debba essere un professionista iscritto all’albo professionale e operante da non meno di cinque anni.
Una norma che ha praticamente posto le basi per bonificare un settore ove erano moltissimi ad esercitare senza avere abilitazioni e professionalità adeguata.
Cosa succede ove l’ impianto elettrico non abbia la Dichiarazione di conformità?
La normativa ricordata, lascia però una serie di dubbi, nonostante i ripetuti interventi delle Camere di Commercio e delle Associazioni di categoria tesi a informare gli addetti ai lavori e gli operatori del settore.
In pratica, in mancanza di Dichiarazione di conformità subentrerebbe la Dichiarazione di rispondenza (Diri), documento che viene previsto proprio dal decreto 37 del 2008, all’articolo 7 comma 6, ove si dichiara la sua funzione di attestazione sul rispetto di determinati requisiti di sicurezza da parte dell’impianto.
La principale differenza con la Dichiarazione di conformità sta nel fatto che essa non viene redatta dall’esecutore dell’ impianto elettrico, ma è rilasciata da un professionista il quale va a certificare a posteriori la rispondenza dell’impianto alla regola dell’arte.
Una circostanza che può riguardare in particolare gli impianti o parti di esso per i quali la dichiarazione di conformità non sia mai stata rilasciata o sia andata persa, per impianti realizzati dopo l’introduzione della Legge 46/90 (ovvero a partire dal 13 marzo 1990) e prima del Decreto 37/08 (quindi sino al 27 marzo 2008).
Si tratta di una fattispecie che può venirsi a realizzare ad esempio chiedendo un aumento di potenza contrattuale al proprio gestore, il quale deve averla entro e non oltre 30 giorni dall’allacciamento della nuova fornitura).
Altro caso in cui può rendersi necessaria è in fase di compravendita dell’immobile, al fine di aumentarne il valore di mercato, anche se in questo caso non è obbligatoria.
Non esiste un modello ministeriale
Va poi ricordato come diversamente da quanto accade dalla Dichiarazione di conformità, per la quale il decreto 37 del 2008 fornisce un modello ministeriale cui occorre attenersi, previsto negli allegati I e II, in questo caso ci si affidi all’estro del professionista chiamato a stenderla.
La cosa realmente fondamentale, è che a redigerla sia un tecnico abilitato e non il classico elettricista della domenica, proprio per la delicatezza rivestita dall’impianto elettrico nelle nostre case.
Basterebbe guardare in effetti le statistiche relative ai morti per incidenti elettrici nelle nostre case, per comprendere l’importanza di questo documento.
Per chi ne abbia necessità, si può quindi provare a reperire un elettricista abilitato facendo una rapida ricognizione sul web e chiedendo il maggior numero di preventivi possibile, in modo da poter conseguire il massimo di convenienza.
Impianto elettrico in una casa nuova
Stai ultimando i lavori nella casa nuova e quindi hai bisogno di un preventivo per realizzare l’ impianto elettrico?
Allora, per darti qualche delucidazione su come destreggiarti, ecco alcuni consigli per ottenere un preventivo adeguato alla casa e dai costi non eccessivi.
Preventivo impianto elettrico per punto luce
La prima cosa da sapere è che il preventivo per l’ impianti elettrico non si misura a metro quadrato come molti credono, ma a punto luce.
Il che significa che il costo dell’’impianto elettrico sarà equivalente al numero dei punti luce presenti in casa, a cui si aggiunge il costo del materiale necessario per effettuare l’impianto e la manodopera dei tecnici, che va calcolata a ore.
Approssimativamente i prezzi variano tra euro 30-60 in su a punto luce e, oltre alle spese già citate, in più bisogna aggiungere il costo per ogni presa aggiuntiva nella medesima scatola che può aumentare il costo del punto luce.
Il costo dell’ impianto elettrico varia anche se hai intenzione di fare anche lavori di idraulico, riscaldamento, condizionatore, riscaldamento acqua, ecc. Insomma, il costo complessivo può anche raggiungere i 10.000 euro.
Impianto elettrico: Calcolo approssimativo
Per un calcolo approssimativo, puoi cominciare a contare i punti luce presenti in casa o quelli che intendi effettuare.
Ad esempio, per un appartamento di 80 mq. ci dovrebbero essere almeno 60 tra punti luce e presa.
Devi tenere conto che il prezzo di un punto luce di solito è differente dal prezzo di un punto presa, a meno che l’impresa che lo va a realizzare non lo mette allo stesso prezzo.
Ricordati di chiedere sempre il certificato per gli impianti elettrici, in quanto l’ impianto elettrico deve essere a norma di legge e quindi deve essere corredato di certificazione.
Se non ve lo danno non sono certificati, e dovrete richiedere il certificato a parte anche per la certificazione energetica.
Abbiate cura quindi di affidare i lavori ad un professionista che vi assicura la certificazione a norma.
Per avere un preventivo gratuito e non impegnativo sul tuo impianto elettrico, ti consigliamo di rivolgerti a degli esperti.
Gli impianti elettrici di una casa sono estremamente importanti.
Proprio in ragione della sua funzione, la legislazione italiana ha affrontato il tema con una serie di normative che hanno inteso in particolare mettere in sicurezza gli abitanti dell’immobile in cui esso è chiamato a operare.
L’ultimo provvedimento in tal senso è stato il DM 37 del 2008, il quale ha provveduto a disciplinare la realizzazione, la manutenzione e la progettazione degli impianti negli edifici.
In questa ottica è stato introdotto il concetto che un impianto deve essere obbligatoriamente a norma e che per essere tale, deve essere oggetto di certificazione da professionisti abilitati.
In tal modo è stata tagliata fuori quella zona grigia rappresentata dagli elettricisti della domenica, ovvero da coloro che esercitano magari part time e non sono provvisti delle competenze necessarie.
La Dichiarazione di Conformità
Nel quadro del provvedimento del 2008, un posto di assoluto riguardo spetta alla Dichiarazione di Conformità degli impianti, ovvero quel documento che viene rilasciato da un’impresa abilitata in seguito alla installazione o modifica di un impianto.
La sua esistenza è necessaria per allacciare nuove utenze e ottenere il certificato di agibilità, e deve essere corredata dal progetto dell’impianto, dall’indicazione dei materiali utilizzati e da una copia della visura della camera di commercio relativa all’impresa che ha installato l’impianto.
Dichiarazione di Rispondenza
Nel caso in cui la conformità non esiste è possibile procedere con la DIRI (DIchiarazione di Rispondenza), ma solo nel caso in cui gli impianti siano stati realizzati prima dell’entrata in vigore del DM 37/08.
La dichiarazione in questione deve essere resa da un tecnico abilitato come impiantista o dal responsabile tecnico di un’impresa abilitata, in entrambi i casi esercitanti da non meno di 5 anni.
Inoltre deve essere corredata da accertamenti e sopralluoghi utili alla verifica della rispondenza dell’impianto alla normativa.
Ne consegue che un impianto realizzato dopo il 2008 e che non dispone di Dichiarazione di Conformità non può essere sanato tramite una Dichiarazione di Rispondenza, in quanto il secondo può riguardare solo impianti preesistenti.
In tal caso, l’unica soluzione è rimettere mano all’impianto e provvedere a far redigere una nuova DiCo, sempre da parte di tecnici abilitati.
Non è obbligatorio intervenire sugli impianti
Va comunque sottolineato come il DM 37 del 2008 non obblighi a mettere a norma gli impianti, prescrivendo soltanto come in caso di intervento sia necessario farlo in un certo modo, riservando il compito di farlo ad un professionista abilitato.
Se un impianto elettrico è stato realizzato prima dell’ entrata in vigore del provvedimento, ovvero il 27 Marzo 2008, viene considerato a norma nel caso in cui, quando è stato realizzato, era conforme alle disposizioni esistenti all’epoca.
Nel caso in cui sia stato realizzato prima del 13 Marzo 1990, viene invece considerato a norma ove sia dotato di sezionamento e protezione contro le sovracorrenti, posizionati all’origine dell’impianto, e di una protezione con interruttore differenziale.
Va poi ricordato come in sede di compravendita dell’immobile, ovvero nel rogito, il compratore ed il venditore non sono obbligati a dichiarare la conformità o meno degli impianti, per cui il certificato non va obbligatoriamente allegato.
Proprio per evitare possibili contestazioni da parte dell’acquirente, sarebbe consigliabile specificare nell’atto non solo lo stato degli impianti, ma anche la loro eventuale rispondenza alle norme.
Verificare se il vostro impianto elettrico è a norma
Assicurarvi che il vostro impianto elettrico è a norma è fondamentale per garantire sicurezza alla vostra famiglia e anche per essere in regola con le normative vigenti.
E’ chiaro che l’installazione di un impianto elettrico deve essere fatta da un professionista e solamente in questo modo potete essere sicuri di avere un impianto elettrico di cui potete fidarvi.
Se invece siete in nuova abitazione e non sapete se l’impianto elettrico è a norma oppure no, ecco alcuni consigli per scoprirlo.
Un controllo accurato per verificare l’impianto elettrico
Per verificare se l’impianto elettrico della casa dove abitate è a norma potete partire da alcuni semplici controlli che vi aiuteranno, in assenza di un esperto elettricista, a capirci qualcosa.
Per esempio, verificate se la casa è stata costruita dopo il 1990: infatti, in seguito alla legge del 13 marzo 1990, tutte le abitazione devono disporre di un impianto a norma, ovvero dotato dell’interruttore differenziale e dell’impianto di terra coordinato.
Se la costruzione della casa dove abitate risale a prima di questa data, è certo che il suo impianto non è in regola.
Per un ulteriore certezza verificate se in casa c’è un salvavita, ovvero un interruttore automatico in grado di interrompere l’alimentazione del circuito elettrico nel caso si verifichi un contatto con le parti elettriche in tensione.
Inoltre, se l’impianto non è a norma sono presenti sicuramente le vecchie prese, che dovranno essere sostituite con quelle nuove dotate di contatto di terra collegato al circuito di terra e di schermi di protezione.
Impianto non a norma: chiamate l’elettricista
Una ulteriore verifica potete farla controllando le linee di alimentazione delle luci e quelle degli elettrodomestici, per accertarvi se sono separate da un differenziale.
Inoltre, controllate che i cavi elettrici siano idonei e adatti alla potenza erogata.
Se avete accertato che questi altri due punti non corrispondono a quelli di un impianto elettrico a norma, allora è proprio il caso di chiamare un Elettricista che provvederà alla correzione del vostro impianto elettrico.
Come si ristruttura un impianto elettrico
Per chi ha appena acquistato una vecchia casa da ristrutturare, uno dei primi problemi che si presenta è quello relativo all’impianto elettrico, che nella stragrande maggioranza dei casi è da sostituire e aggiornare.
Una eventualità che si presenta soprattutto negli stabili di più vecchia data, ove al minimo si presenta la necessità di intervenire su alcune delle sue componenti in modo da poter mettere il tutto a norma e non correre pericoli.
Anche gli impianti nuovi, però, a causa dell’umidità e dell’usura, molto spesso, possono diventare parzialmente insicuri e potenzialmente inaffidabili.
Ecco perchè l’ipotesi di ristrutturare l’ impianto elettrico va presa seriamente in considerazione, soprattutto considerando che le recenti sentenze della Cassazione tendono a scaricare sui proprietari di abitazioni anche date in locazione le conseguenze civili e penali di eventuali incidenti riguardanti impianti non rispondenti alle norme di legge, a partire dalla presenza del salvavita.
Una eventualità che consiglia dunque a provvedere senza indugio a interventi risolutivi.
Alcuni consigli per ristrutturare l’ impianto elettrico
Quando si decide di ristrutturare l’impianto elettrico, la prima cosa da prendere in considerazione è il budget, ovvero la cifra di cui si dispone al fine di effettuare l’intervento necessario.
A tal proposito va considerato naturalmente che il rifacimento totale ha un costo superiore rispetto a dei semplici interventi di manutenzione.
Altra cosa che non va sottovalutata è che la semplice messa a norma di un impianto obsoleto viene premiato dalle agevolazioni fiscali, che possono variare su base regionale.
Proprio per questo motivo sarebbe il caso di informarsi presso gli uffici del proprio Comune di residenza per capire quale sia la cifra che si può concretamente risparmiare.
Se si tratta di adeguare l’ impianto elettrico alle norme CEI, diventa necessario rifare le tracce, adottando nuovi corrugati di sezione adeguata sia per i cavi che per le nuove scatole di derivazione.
Ove le canalette disponibili siano abbastanza capienti non ci sarà comunque alcun bisogno di aggiungere spine e interruttori.
Come procedere
Chi vuole fare da sè, in modo da risparmiare sulla spesa finale, deve come prima cosa procedere all’acquisto del salvavita da aggiungere all’impianto, il cui passaggio può essere agevolato da un apposito lubrificante.
Lo spessore dei fili deve a sua volta essere compresi tra un minimo di 1,5 e un massimo di 2,5 millimetri.
Nella maggior parte dei vecchi impianti essi sono troppo sottili, fermandosi di solito a 0.5 millimetri, rendendo quindi necessaria la loro sostituzione.
La nuova centralina dovrà poi essere provvisto di interruttore differenziale con corrente di intervento da 30mA, interruttore magnetotermico con corrente nominale da 10A preposto a servire la linea luci e, soprattutto, un altro interruttore magnetotermico con corrente nominale da 16A dedicato alla linea forza motrice.
Proprio quest’ultimo riveste una fondamentale importanza per il suo funzionamento, il quale può rivelarsi prezioso ove si vengano a verificare pericolosi cortocircuiti o sovraccarichi di tensione.
L’ultima raccomandazione è quella relativa al fai date, il quale può essere preso in considerazione solo ove si sia esperti del settore, proprio per i particolari rischi prospettati da una materia così delicata come l’elettricità.
Qual è la retribuzione prevista dal CCNL degli elettricisti?
Quando arriva il momento di porre mano all’impianto elettrico della propria abitazione, occorre fare molta attenzione.
Chi pensa di potersela cavare chiamando il classico elettricista della domenica, al fine preciso di risparmiare, deve infatti sapere che la normativa attualmente vigente, imperniata in particolare sul DM 37 del 2008, vieta la certificazione dell’impianto da parte di chi non sia un tecnico abilitato.
Una mossa che non solo ha tagliato fuori i dilettanti da un settore così importante (basti pensare che proprio gli incidenti elettrici sono quelli più frequenti tra gli infortuni domestici), ma ha anche posto le basi per una maggiore sicurezza in grado di evitare il prezzo sociale comportato da incendi e altre conseguenze molto pericolose derivanti da un uso discrezionale degli impianti elettrici.
Quale è il CCNL cui devono fare riferimento gli elettricisti
Va però sottolineato come in questo campo continuino a permanere alcuni equivoci di fondo.
Il primo dei quali è proprio quello relativo al Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro cui devono fare riferimento gli elettricisti.
Molto spesso, infatti, si confonde il CCNL degli elettricisti pensando che il quadro di riferimento sia quello delle imprese elettriche operanti nella produzione, trasformazione, trasporto, distribuzione e vendita di energia elettrica, produzione e fornitura del servizio calore, esercizio, manutenzione o smantellamento delle centrali elettronucleari con tutte le attività connesse e delle società che svolgono la propria attività in maniera esclusiva nell’ambito del settore elettrico.
Non è così, il riferimento salariale è invece il CCNL degli artigiani, in particolare la categoria dei metalmeccanici, come dimostra l’esistenza, nella corrispondente voce del contratto, della categoria formata da quei lavoratori chiamati a prestare il loro operato per gli impianti di vario genere, tra cui appunto quelli elettrici.
Le tariffe sono quelle degli artigiani
Per capire quale sia la retribuzione prevista per gli elettricisti, occorre dunque guardare quanto indicato dall’ultimo CCNL firmato dalle associazioni di settore che raggruppano imprenditori e lavoratori dell’artigianato.
Per capire quanto possa costare in definitiva rifare un impianto elettrico e dotarlo della necessaria certificazione di un professionista abilitato, possiamo invece dire che il prezzo può variare in relazione alle dimensioni dell’immobile. in media possiamo affermare come all’interno di un appartamento di 40 metri quadri siano dislocati circa 35 punti luce, contro i 60 di un immobile di 70 metri quadri e gli 80 di un appartamento che raggiunga un’estensione di 100 metri quadri.
Se si considera come il costo di un singolo punto luce vada solitamente ad attestarsi sui circa 50 euro, prezzo che può calare sensibilmente nel caso di una ristrutturazione completa dell’appartamento, si può fare un rapido calcolo tenendo conto appunto della grandezza della propria abitazione.
Va peraltro ricordato come nei 50 euro ricordati siano compresi la manodopera ed i materiali necessari per la realizzazione del punto luce, ma non il montaggio di faretti, lampade, lampadari e luci al LED.
Per capire però meglio il livello di spesa che si prospetta, la cosa migliore è farsi fare un preventivo comprensivo di ogni voce di spesa da parte di un professionista provvisto di abilitazione.
Quali sono le sanzioni per gli impianti elettrici non a norma
Gli impianti elettrici devono essere oggetto di particolare cura all’interno della nostra abitazione, per ovvi motivi.
Nel nostro Paese sono infatti moltissimi gli infortuni domestici causati dal loro malfunzionamento con relativo corollario di morti e feriti.
Un tributo che molto spesso potrebbe essere evitato ove gli impianti elettrici fossero oggetto della necessaria attenzione da parte del suo detentore.
Proprio per cercare di porre un argine ad un fenomeno così pericoloso, e dai costi sociali elevatissimi (basti pensare non solo alle cure mediche, ma anche alle distruzioni operate dagli incendi scoppiati per cause elettriche), il governo ha deciso di mettere in campo una legislazione completa, che ha avuto il suo logico epilogo nel DM 37 emanato nel 2008.
Si tratta di un provvedimento che ha messo definitivamente ordine nel settore e, in particolare, ha praticamente espulso dal mercato la figura dell’elettricista della domenica, ovvero quei dilettanti che pur non avendo la necessaria professionalità, erano molto spesso chiamati a mettere mano agli impianti elettrici, innescando potenziali pericoli.
Gli impianti elettrici devono essere certificati dai professionisti
In base al DM 37 del 2008, infatti, l’impianto elettrico deve essere oggetto di certificazione soltanto da parte di professionisti provvisti delle necessarie abilitazioni.
Chi operi prendendo altre vie deve sapere che una DiCo (Dichiarazione di Conformità) o una DiRi (Dichiarazione di Rispondenza), ove non rilasciati da una figura di questo genere, non valgono praticamente nulla.
Ne consegue sul piano pratico che ove si sia intenzionati a cedere un immobile, o si fa fare la certificazione da un tecnico abilitato, oppure è meglio lasciar perdere e far introdurre in sede di rogito una dichiarazione relativa al reale stato dell’impianto, scaricando in tal modo ogni responsabilità sull’acquirente.
Questo perché il provvedimento ricordato non ha reso obbligatoria la certificazione degli impianti esistenti prima dello stesso decreto (27 marzo del 2008), ma ha soltanto provveduto a regolare le procedure che occorre attuare sui nuovi impianti e in caso di eventuali modifiche a quelli già esistenti.
Attenzione, le multe sono molto elevate
In Italia sono molti a rivolgersi al fai da te. Un dato di fatto abbastanza prevedibile, anche alla luce delle tariffe spesso salate pretese dai professionisti chiamati ad operare in settori come ad esempio elettricità ed idraulica.
Quando si deve mettere mano ad un impianto elettrico, però, non si può proprio scegliere tale strada e l’intervento o viene affidato ad un professionista, oppure apre la strada a possibili sanzioni.
Tutti gli interventi in regime di autonomia, operati cioè da personale non qualificato, non solo non hanno alcun valore a norma di legge, ma sono anche passibili di dure sanzioni amministrative, tali da arrivare sino a quota 10mila euro.
Attenzione però, in quanto nel caso in cui il malfunzionamento dell’impianto provochi un incendio o un infortunio, arrecando magari danni a terzi, sono previste sanzioni penali per il commissario ed il committente.
Ecco perché è molto meglio spendere il giusto per il proprio impianto elettrico, che doversi poi ritrovare a maledire il momento in cui si è decisa la strada del risparmio ad ogni costo